Volontariato

Giornali in carcere: le parole per dirlo

Si può rimpiangere il carcere di trent’anni fa? È poco probabile se si legge, sul giornale della Casa circondariale di Civitavecchia...

di Redazione

Si può rimpiangere il carcere di trent?anni fa? È poco probabile se si legge, sul giornale della Casa circondariale di Civitavecchia, Il GabbiaNO, la testimonianza di un detenuto, Bruno Pischedda: «Non esistevano bagno e servizi igienici, ma solo il famigerato ?bugliolo? che veniva svuotato ogni mattina. A quei tempi un mal di pancia notturno diventava un grande problema in quanto le esalazioni, ristagnando in cella fino allo svuotamento del bugliolo, imponevano delle contromisure, consistenti nel gettare al suo interno della carta accesa per bruciare i vapori maleodoranti».

Ma, leggendo lo stesso articolo, emerge con forza la nostalgia per certe piccole ?libertà? del passato, e la sensazione è che oggi bisognerebbe sfruttare il dopo indulto per introdurre degli elementi di maggior umanità soprattutto nei rapporti dei detenuti con i loro famigliari: «Di galera ne ho fatta tanta purtroppo e per questo vorrei lasciarmi andare a qualche confronto tra un carcere di ieri, Regina Coeli, ed uno di oggi, Civitavecchia, dove mi trovo da un paio d?anni. Per quanto riguarda i rapporti con l?esterno, negli anni 70 i colloqui avevano la durata di un?ora ma, tramite richiesta alla Direzione, si poteva fruire di apposite camerette, senza controllo visivo e senza bancone divisorio».

Qui Bologna
A Bologna, la Federazione nazionale dell?informazione dal carcere e sul carcere si è ritrovata, il 16 marzo, per una giornata di studi, organizzata in collaborazione con l?Ordine dei giornalisti dell?Emilia Romagna. In conclusione, è stata ribadita la necessità di rafforzare il coordinamento tra le varie realtà, per dar vita a una rappresentanza forte che riesca ad acquistare maggiore voce presso le istituzioni e i media. Ma il primo necessario passo verso questo percorso deve essere una più efficace comunicazione tra le realtà che operano nelle diverse carceri italiane, per facilitare lo scambio e la circolazione di informazioni.


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