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Tre storie made in 2007 / 1. Paolo rossi, la nuova vita di un bomber

Il campione che ritrova il gusto della sfida tra carcere e ospedale. Un'esempio dell’Italia che sceglie ogni giorno l’impegno...

di Redazione

Avrebbe comodamente potuto vestire la casacca da testimonial e invece ha scelto quella di volontario. Prima in carcere, poi con i ragazzi disabili, quindi in un reparto di oncologia infantile di un ospedale. Niente male per uno che in campo dava il massimo nei pochi metri quadrati dell?area di rigore. E invece nel sociale a Paolo Rossi piacciono gli spazi larghi. Una carriera reinventata quasi per caso 19 anni dopo aver alzato la Coppa del mondo a Madrid, «anche se io di questi temi mi sono sempre interessato».

A Vicenza il bar pasticceria Bolzani è un must. Rossi lo frequenta da tempo. Come Enrico Mastella, presidente del Csi -Centro sportivo italiano cittadino. Una colazione dopo l?altra e i due sono diventati amici. Da qui all?esordio di Pablito sul campo in erba del carcere San Pio X contro la squadra dei detenuti, il passo è stato breve. Da tempo infatti il Csi aveva messo le radici nella casa circondariale. Visto l?entusiasmo, Mastella ha provato a tirare la corda. Il risultato è stato sorprendente. L?ex bomber azzurro ha così iniziato a frequentare Sportlandia, il campionato di atletica locale per disabili.

Ma il segno più profondo nella vita del volontario campione del mondo, l?ha lasciato il reparto oncologico infantile dell?ospedale di Padova (120 bambini in day hospital ogni giorno più 25 presenze fisse) gestito dalla Fondazione Città della Speranza. Rossi e la sua compagna («ho coinvolto anche lei, questo tipo di impegno forse fa meglio a noi che a loro, ci fa sentire utili»), in queste corsie sono volti noti. «I bambini sono troppo piccoli per riconoscermi». Ma il calcio non conta più: «Conta solo distrarli almeno per un momento. Anche se non è facile».

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