Cultura

Un riverbero di tenerezza

C’è qualche cosa che veramente deve cambiare nella nostra sensibilità quotidiana. Deve diventare abituale una nobiltà che ci è ancora ignota...

di Redazione

Sul cammino verso la Conferenza del volontariato di Napoli, Vita vi propone alcuni brevi spunti tratti da alcuni maestri di pensiero e di umanità. Questa settimana, un grande educatore di giovani, don Luigi Giussani. I brani che seguono sono tratti dal libro Il miracolo dell?ospitalità, edizioni Piemme.

La gratuità. C?è qualche cosa che veramente deve cambiare nella nostra sensibilità quotidiana. Deve diventare abituale una nobiltà che ci è ancora ignota, ma che presentiamo, di cui anche presentiamo la necessità, perché sia degna, e anche piena di fascino, di gusto, la vita: la gratuità. Vele a dire che tutto il nostro impegno, il nostro lavoro abbia un riverbero di attenzione e di tenerezza verso gli altri.Il grande gesto con cui il Mistero ci si è comunicato è la parola gratuità. Gratuità, amore senza tornaconto, umanamente ?senza motivi?, senza nessuna ?ragione?, senza ragioni che la ragione capisce, spiega, senza nessun diritto cui aderire o cui obbedire.

L?accoglienza. L?accoglienza è realmente perdono, l?abbraccio del diverso. Accogliere e perdonare è lo stesso. Perdonare vuol dire affermare, sotto tutto il cascame, ciò che di vero e di giusto, di buono e di bello, di essere, c?è nell?altro.

La diversità. L?accoglienza è del diverso. La dimensione profonda, per cui l?accoglienza rende simili a Dio che crea e redime, è la diversità, il non coincidente con quello che noi immagineremmo, ci piacerebbe, ci consolerebbe. Nell?accoglienza come tale è impossibile che ci sia qualcosa di astratto, perché l?accoglienza ha come suo oggetto proprio, prima che la gamba rotta o la frattura psichica, la persona che viene accolta. La parola accoglienza riguarda la persona intera.

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