Formazione

30 marzo, l’inclusione riuscirà a salire sui treni?

Siglata la Carta Onu dei diritti delle persone con disabilità. Un riconoscimento storico, che finalmente nega che sia l’handicap l’identità che ci distingue...

di Franco Bomprezzi

U na carta dei diritti delle persone con disabilità. Una legge di tutte le nazioni del mondo. Un faro al quale finalmente guardare con sicurezza, con la forza del diritto internazionale. Succede davvero, e succede durante la mia esistenza di persona con disabilità ormai cinquantacinquenne. Ne sono orgoglioso e consapevole, so che è anche il frutto della nostra cultura italiana, del lavoro di persone in gamba che conosco e con le quali ho condiviso in questi anni valori e battaglie. Il 30 marzo è una data storica per tutti coloro che hanno sempre creduto nella dignità di persona, negando che l?handicap sia l?unica identità che ci distingue. Abbiamo gli stessi diritti di tutti, e dunque, se questi diritti ci vengono garantiti ovunque nel mondo, possiamo essere chiamati a rispondere dei nostri doveri. Penso che francamente esista ancora una grande distanza fra questa consapevolezza di pochi e una realtà nella quale tutto sembra funzionare al contrario, con gli istituti che tornano a crescere e a riempirsi di persone con disabilità mentale, con la mobilità pubblica che consente di prendere un treno su quattro, con il mondo del lavoro che lascia fuori delle proprie porte tre persone disabili su quattro, con il mondo della scuola che aumenta il numero degli alunni per classe rendendo difficile se non impossibile l?inclusione. Eppure sono contento di aver constatato che esiste un movimento di opinione strutturato e concorde, che è punto di riferimento anche per il governo. C?è un ministro, Paolo Ferrero, che ho sentito parlare come si deve, senza retorica. Uno che dice: «Non facciamo tante nuove leggi o conferenze, ma mettiamo mano alle politiche concrete». Forse non abbiamo sprecato il nostro tempo. Forse.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA