Sostenibilità

Holcim Italia. Ottica pluriennale, cemento che respira

Le pagelle di D'Anselmi: bilanci sociali sotto la lente. Di Paolo D’Anselmi

di Paolo Massobrio

di Paolo D?Anselmi «Case su case, catrame e cemento? chissà come finirà». Quaranta anni sono passati, il ragazzo della via Gluck è un classico, ma il cemento non è finito in malora. Leggiamo infatti il primo rapporto di sostenibilità della Holcim Italia che dà conto del triennio 2002 – 2004 e comincia col piede giusto perché prende un?ottica pluriennale: respira. Holcim sta in 170 Paesi e in Italia fattura 259 milioni nel 2004, un decimo di Coop e Glaxo. Un cash flow niente male: 40% del fatturato. Il cemento prodotto è qualche milione di tonnellate e il calcestruzzo sta sotto il milione di metri cubi. Abbastanza da costruire una cittadina, ma non ci dice la quota di mercato. No, non è vero, ce la dice: ha un capitolo antitrust. No, non lo dice. Parla di un?intesa, una multa e il solito Tar del Lazio che annulla. Entra nel merito del business e fa vedere con uno schemino chiaro che le grattature delle colline che vedi quando sei in viaggio, strip mining, miniere a cielo aperto, sono siti di prelievo della materia prima per fare le costruzioni. Roba non buonissima. Siti da recuperare. Nella sintesi iniziale disegna l?albero della performance ambientale: uso della materia prima, uso dell?energia, consumo di acqua, emissioni, rifiuti, rumore, recupero dei siti, trasporti, investimenti. È già istruttivo del suo. Presenta bene quello sforzo di attuazione di cose vaghe che è il fascino della c(s)r, la sfida di ogni bilancio operativo, farlo e leggerlo. Non basta una iena dattilografa. Obiettivo riciclo Il report educa il lettore fino a pagina 45, dove arrivano i numeri e la cosa si complica, non per intortare, ma il business è molto tecnico. Sostituire le materie prime con materiali di riciclo è un gioco chiave della produzione sostenibile. Il 6,8% di materie sostitutive sul totale della materia prima è il ?punto di equilibrio tecnico-economico? del 2004. In particolare, il clinker è ciò che fa tosto il cemento, come fosse il nickel nell?acciao inossidabile. Esso è energy intensive perché ?vuole cotto? e consuma ambiente perché viene dalle suddette miniere. I nostri fanno vedere che nonostante la produzione di cemento sia salita, l?uso del clinker è salito men che proporzionale perché loro fanno uno sforzo di sostituzione con materiali meno preziosi. Esempio di sinergia tra economia e ambiente, shared value, quel valore condiviso tra azienda e società di cui parla il professore Porter. Una tabellina del totale delle facilities, oltre la mappa dell?Italia, darebbe peso al rendiconto sui siti di Merone e Ternate, dei quali si fatica a comprendere la centralità, che certo ci sarà. Fornire i totali di riferimento per capire l?importanza delle misure rivelate è necessità generalissima del reporting operativo. Una proposta… Il sito parla pure di una fondazione Holcim per la costruzione sostenibile e qui viene di fare una proposta: un lavoro col citato Cresme – mitico centro per lo studio dell?immobiliare – per tematizzare l?abbattimento dell?Italia dei geometri – di cui prima o poi qualcuno dovrà pur farsi carico – e ricostruirla sdoganando il grattacielo. Anche lenire il secolare problema della ?alta concentrazione antropica? dello stivale come dice Bersani con litote (Messaggero). Dice pure un?altra cosa il ministro: quando si fanno le cose qualche costo bisogna comunque sopportarlo. Prendiamo esempio dai cugini francesi che quanto a puzza sotto al naso non scherzano: vantano il centro direzionale de la Defense e quando arrivi e guardi oltre il Grande Arco, ti accorgi che è costruito nel backyard del cimitero di Neully. Vedere Google Earth per credere.


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