Cultura
La globalizzazione nella terra dello spritz
Un anno fa Abn Amro prendeva le redini di Antonveneta. Ora Barclays è pronta a comperare gli olandesi. E dietro spingono le grandi banche americane. Nel risiko il territorio che fine farà?
Questa la sequenza dei fatti: lunedì 19 marzo dai quartieri generali di Abn Amro arriva la conferma a voci che circolano da giorni: sono stati avviati colloqui preliminari esplorativi ed esclusivi con Barclays concernenti «una potenziale aggregazione tra le due entità». Abn è la banca olandese che dall?aprile 2006 ha il controllo di Antonveneta, dopo che lo scandalo dei furbetti del quartierino e la defenestrazione di Antonio Fazio le hanno spalancato la strada. Barclays è una delle maggiori banche europee. La notizia del possibile take over fa schizzare il titolo di Abn dell?8% alla Borsa di Londra. Che la cosa sia vera lo dimostra la scelta spregiudicata del suo amministratore delegato, Rijkman Groenink, che ha acquistato azioni per un controvalore di 230.910 euro cinque giorni prima che il gruppo olandese annunciasse di aver avviato trattative di fusione con Barclays.
Mercoledì 21 marzo. Il Wall Street Journal pubblica un?altra indiscrezione. La stessa Barclays sarebbe nel mirino di due colossi statunitensi. Scrive il quotidiano americano: «Ora che Barclays ha confermato di essere in trattative per acquistare Abn Amro, questo capovolgimento evidenzia il rimescolamento che sta caratterizzando il settore bancario». E poi ipotizza una spiegazione: il sistema creditizio americano, nel terremoto dei mutui, cerca sponde più sicure oltreoceano.
Giovedì 22 marzo. Il Corriere della Sera rivela che dietro l?attacco a Abn Amro ci sarebbe proprio uno degli hedge fund che avevano aiutato la banca olandese a sfondare sul mercato italiano. Davide Serra, titolare di Algebris, è partner di Tci, ossia del fondo che un mese fa aveva scritto ai vertici della banca olandese per chiedere una svolta «nel migliore interesse degli azionisti». Tci nella stessa lettera faceva sapere di avere l?1% delle azioni di Abn. E avvertiva: da dieci anni l?azione è al palo. E gli utili sono fermi da sette. Insomma, i ?barbari? degli hedge fund annunciavano di aver perso la pazienza.
Lunedì 26 marzo. In fondo a questa catena c?è l?antica banca padovana, l?Antoniana, fondata nel 1893 come società cooperativa e diventata Antonveneta nel 1996 dopo al fusione con la Banca Cattolica del Veneto. Il nuovo mosaico proprietario inquieta i sindacati, spaventati da questo scenario da globalizzazione a 360 gradi e reduci dalla trattativa per «un piano industriale varato da pochissimo tempo». Un de profundis per Antonveneta? «Non direi», spiega Mario Mocci del sindacato dei bancari. «La cosa può essere vista invece in senso opposto: è una valorizzazione di Antonveneta, del suo patrimonio, della sua rete. Come sindacato è ovvio che guardiamo con attenzione a questa novità di Barclays, perché non poco tempo fa era stato presentato un piano di riorganizzazione di Abn Amro».
Poi Mocci ammette che l?operazione obbedisce alle logiche spericolate della globalizzazione bancaria: «C?è un processo globale in corso in cui le acquisizioni hanno lo scopo di offrire prodotti migliori al sistema imprenditoriale. Per quanto riguarda Antonveneta è indubbio che la banca padovana ha parecchi punti di interesse per altri gruppi bancari: il rapporto storico con imprese di un certo livello, la distribuzione sul territorio nazionale».
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