Famiglia

È nata la Coalizione “Lombardia Libera da Ogm”

Un vasto cartello di associazioni unite nella critica al Piano di Coesistenza

di Gabriella Meroni

A darne l’annuncio sono le componenti della filiera agroalimentare lombarda “dal campo alla tavola”, dai produttori ai consumatori, passando per i trasformatori e gli ambientalisti, che hanno costituito un Comitato promotore della Coalizione per lanciare un Appello a tutta la società civile e alle rappresentanze politiche. Alla conferenza stampa hanno partecipato i rappresentanti delle principali associazioni regionali degli agricoltori ( Coldiretti, Cia), dell’agricoltura biologica (Aiab, La Buona Terra) e biodinamica ( Associazione dell’agricoltura Biodinamica), dei trasformatori (CNA Alimentare, Confartigianato Alimentazione), dei consumatori (Federconsumatori, Adiconsum, Adoc) e degli ambientalisti (VAS). Per il mondo della distribuzione la COOP Lombardia ha confermato di guardare con molto interesse all’appello e alla Coalizione che lo ha promosso. Un segno di attenzione alle istanze sociali del mondo produttivo e associativo, e un contributo alla nascente Coalizione “Lombardia Libera da Ogm”, si è avuto con l’intervento alla conferenza stampa del Consigliere Regionale della Commissione Attività Produttive Marcello Saponaro (Verdi) mentre non ha potuto partecipare per imprevisti impegni Silvia Ferretto (AN) che ha ribadito comunque il suo sostegno. Perché, proprio in questo momento, il mondo produttivo e associativo pongono all’attenzione pubblica la questione Ogm? L’agricoltura lombarda, e quindi il sistema agroalimentare, sono minacciate dal Piano di Coesistenza che la Lombardia, come tutte le altre regioni italiane, dovrà redigere per consentire alle diverse forme di agricoltura, quella transgenica, convenzionale e biologica di “esistere insieme”. Durante la conferenza stampa si è messo in evidenza il “paradosso” della coesistenza: la contaminazione dell’ambiente e delle filiere sarebbe “inevitabile” perché gli Ogm, essendo organismi viventi, si riprodurrebbero nell’ambiente e si diffonderebbero senza controllo andando ad inquinare i prodotti convenzionali e biologici. La coesistenza ridurrebbe notevolmente, quindi, la possibilità di investire sulla qualità delle produzioni agroalimentari (di cui la Lombardia è leader in Italia), di realizzare un modello di sviluppo rurale sostenibile e di generare un valore aggiunto dei prodotti in relazione alle specificità territoriali e alle richieste dei consumatori.


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