Formazione

Uranio: almeno 45 morti

Parla la presidente della commissione parlamentare d'inchiesta Lidia Menapace

di Gabriella Meroni

Ci sono almeno 45 morti e 515 malati. Altri tre casi sono in fase di studio. Questo un primo bilancio, dal 2000 ad oggi, delle vittime dell’uranio impoverito. “Ma a proposito dei numeri- spiega all’agenzia Dire la presidente della commissione parlamentare d’inchiesta Lidia Menapace, di Rifondazione comunista- ci sono due questioni da risolvere: la certezza e il fatto che lo Stato li prenda in carico”. In pratica, i dati da cui si parte sono quelli forniti dall’Osservatorio militare (“riguardano le segnalazioni che ci vengono dalla base e che noi riscontriamo”, precisa il maresciallo Domenico Leggiero), ma vanno confrontati con quelli delle altre associazioni “per avere- dice Menapace- un quadro completo”. Non solo, “e’ importante che lo Stato se ne faccia carico, che li riconosca”, afferma la presidente. Anche a questo lavorera’ la nuova commissione parlamentare. E nelle linee guida presentate oggi a Palazzo Madama durante una conferenza stampa (“della presidente, non della commissione”, chiarisce la stessa Menapace), la senatrice di Rifondazione comunista indica che si partira’ “dall’ottimo lavoro” della commissione ‘gemella’ della passata legislatura, ma si allarghera’ lo spettro dell’indagine: oltre ai militari verranno ‘esaminate’ anche le popolazioni civili nei teatri di guerra e nelle zone adiacenti alla basi militari nel nostro Paese. “Vogliamo stringere un rapporto molto stretto- aggiunge Menapace- con le popolazioni anche attraverso le associazioni”. E questo perche’, spiega, “abbiamo un debito etico nei confronti di persone di cui non si occupa nessuno, di vicende umane che rischiano di restare nel silenzio”. Menapace ha anche annunciato l’apertura del suo ufficio a tutte le segnalazioni che vengono dall’esterno “per un dovere di chiarezza”. Per cui basta indicare una segnalazione per lettera e tutte le sollecitazioni “saranno fatte nostre con gli strumenti che abbiamo a disposizioni”. Allora si dovra’ fare chiarezza sugli “effetti delle nanoparticelle di minerali pesanti che pare siano trasportate dal vento anche per molti chilometri”, o sui nuovi armamenti “a cui pare che non siano resistenti neppure le tute dei soldati americani”. Serve chiarezza, sostiene la presidente, e per questo serve il contributo di tutti. Di qui l’appello rivolto alla stampa “per tenere alta l’attenzione e fare la giusta ‘pubblicita” all’attivita’ della commissione: ogni volta che c’e’ un segreto- sostiene Menapace- c’e’ meno democrazia” e la richiesta di collaborazione alle strutture pubbliche, per consulenze, aiuti, notizie. A partire dal ministero della Difesa dal quale- hanno sottolineato, pur con toni differenti, Menapace, Leggiero, Accame (dell’associazione delle vittime)- sinora non ha fornito le notizie e i dati che sono stati richiesti. Addirittura, a questo proposito, Franca Rame, senatrice di Idv e membro della commissione, ha proposto “e parlo molto seriamente”, di “inviare la Finanza al ministero della Difesa per avere i dati veri”. Poco prima Menapace, citando Giulio Andreotti, aveva detto: “Non voglio esprimere nessun sospetto preventivo- ha sottolineato- ma a pensare male si indovina e per questo non potranno restare sotto silenzio eventuali rifiuti” di trasmettere i dati che la commissione d’inchiesta chiedera’ alla Difesa. Parole irrituali. Ma con le irritualita’, che la stessa Menapace ha sottolineato piu’ volte nel corso della conferenza stampa, pare averci preso gusto. Intanto martedi’, dopo alcuni mesi di stasi (l’insediamento era stato in ottobre), “dovuti anche a veti sul mio nome” oltre che a contrasti interni, la commissione iniziera’ le audizioni. “E speriamo che questa sia l’ultima commissione d’inchiesta, vogliamo che questi lavori siano definitivi”, s’impegna Menapace.


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