Cultura

La bolla verde, pericolo planetario

Tutte le economie occidentali si convertono in fretta e furia alle energie rinnovabili. La Borsa ci crede ciecamente. Ma non sono stati fatti bene i conti...a cura di, Chsritian Benna

di Redazione

Nell?America dei petrolieri ora convertiti al nuovo dio del biodiesel, c?è anche un piano B contro il riscaldamento globale. La colonnina di mercurio si alza troppo e gli uragani che si abbattono sulla costa sono troppo frequenti? Nessun problema, basta mettere gli occhiali da sole al pianeta, una sorta di scudo stellare a prova di raggi X studiato dalla Nasa e dal costo stimato per alcuni trilioni di dollari. L?Europa invece vola basso e fissa, non senza qualche mugugno, paletti anti inquinamento: il 20% dell?energia sarà ottenuta da fonti rinnovabili ed è previsto un taglio del 20% sulle emissioni di gas serra. Tutto bene, tutto come prima. Il secolo del petrolio ha i giorni contati, ma il mondo è pronto a raccogliere il passaggio di testimone in pace con l?ambiente. Almeno così è per molti, ma non per tutti. Non di certo per Robert Bell, economista eretico americano, docente del Brooklyn College, che in Francia ha appena dato alle stampe La bulle verte, un?analisi controcorrente sull?andamento in Borsa dei titoli verdi.

Vita: Cosa c?è che non la convince?
Robert Bell: I governi arrivano in ritardo, dopo oltre 150 anni di crescita industriale sfrenata e incontrollata. Ora a competere ci sono anche i Paesi emergenti, Cina e India su tutti. Ma presto non si potrà più acquistare petrolio. È un dato di fatto e non un?opinione. Lo sanno bene le big corporation che investono moltissimo in nuove tecnologie per affrontare una transizione energetica che si annuncia dolorosissima. E anche i mercati lo dicono: basta osservare le quotazioni delle imprese dell?eolico o del fotovoltaico. I titolo stanno schizzando all?insù.

Vita: Sarebbero questi i primi segnali della bolla verde?
Bell: Appunto. Non c?è via d?uscita. Per due ordini di ragioni. La necessità di cambiare regime energetico ha costretto i governi a varare campagne di massicci sussidi in favore delle eco-imprese. Un?accelerazione fuori dalla logica di mercato che non resisterà all?urto della fine del petrolio. Anzi. Quando saremo agli sgoccioli dell?oro nero, le industrie verdi saranno colossi gonfiati ma difficilmente capaci di rifornire tutta l?energia che il mondo richiede. La frenesia per il comparto verde è del tutto simile a quella per la new economy. E ci ricordiamo tutti come è andata a finire: con lo scoppio della bolla e la recessione delle principali economie. Ma in questo caso il rischio è ben più grave: allora si trattava di economia immateriale, appunto quella di Internet; oggi invece c?è l?energia di mezzo, la benzina del mondo. Quando esploderà la bolla, il crollo delle Borse sarà su scala planetaria.

Vita: Messa così, sembra non ci sia via di scampo?
Bell: Il problema non sono le fonti energetiche. Ma i modelli di sviluppo. È impensabile, da un punto di vista economico e ambientale, che sia sufficiente cambiare distributore per sostenere una crescita eterna di tutto il pianeta. Tuttavia il crollo delle Borse potrebbe rivelarsi, sebbene doloroso, un nuovo inizio, magari oltre la ?dittatura?del Pil, della crescita a tutti i costi, basandosi sulle esigenze delle persone, del territorio.

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