Volontariato

Vi racconto in diretta i miei giorni dentro un cpt

Da sempre i centri di permanenza temporanea sono off limits per i cronisti. Nessuno conosce davvero cosa succede lì dentro. Per questo Vita ha chiesto a un “ospite” di...

di Redazione

Sono dentro da un paio di settimane. A Milano, ?ospite? del Cpt di via Corelli. Non rivelerò il mio nome. Se alzo gli occhi vedo il viadotto della tangenziale Est. Se li abbasso, ecco Mohamed, il mio compagno di stanza. Anche lui marocchino, come me. Siamo amici.

Non è la prima volta che mi portano qua. Mi dicono che con le nuove norme ci starò per circa 45 giorni, dopo di che mi rispediranno a Casablanca. Però io so che se tarderanno con il riconoscimento, riuscirò rimanere in Italia, perché dopo 60 giorni mi devono per forza rilasciare.

A controllarci, fuori dalle mura, li ho visti, ci sono i finanzieri. Nel grande cortile interno invece comandano i carabinieri. Ma i più vicino a noi sono i poliziotti. Stanno in quella che chiamano ?zona cuscinetto?. Nel Cpt vero e proprio non entrano quasi mai, possono intervenire solo quando succede qualcosa di grave. Se tutto fila liscio noi migranti abbiamo a che fare solo con gli operatori della Croce Rossa, i volontari dei City Angels e le suore missionarie della Carità. Qualche volta vengono anche quelli della Caritas, ma meno spesso. Perché sono in via Corelli? Mi hanno fatto un controllo e non avevo i documenti in regola. Sono un clandestino, ma per una volta proverò a fare il giornalista e a raccontarvi come si vive in un Cpt.

Il mio primo giorno
Quando sono arrivato, come tutti, sono entrato dalla porta vicino all?infermeria. Prima la doccia, poi la visita. Io sono un tipo tranquillo, non assumo droghe e quanto a salute non ho problemi particolari. L?infermeria però è sempre affollata. Siamo tutti giovani, ma molti di noi hanno problemi con le droghe. Ne ho contati almeno una cinquantina fra tossici ed ex tossici. Qualcuno, almeno un paio, prende i retrovirali per l?Hiv. Poi ci sono i trans che hanno bisogno degli ormoni. Le donne, anche se adesso non ci sono perché stanno ristrutturando il loro settore, vengono quasi tutte dalla strada. Spesso devono curare infezioni ai genitali come la candida. Per fortuna un medico o un infermiere qui lo trovi sempre, anche di notte. Quando loro visitano, i poliziotti restano dietro la porta, pronti a intervenire. Ogni tanto qualche casino succede. Lo ammetto. C?è sempre chi vuole una dose in più di metadone o qualcos?altro per rivenderselo in camerata. Per questo i dottori ci obbligano a assumere i medicinali direttamente in infermeria.

Dopo la doccia, visto che non avevo con me le mie cose, gli operatori mi hanno dato il kit di vestizione: una tuta blu col marchio della Croce Rossa, un paio di ciabatte dello stesso colore, calze e mutande bianche, un cuscino, una coperta e lenzuola ignifughe, un sapone ?Diana? e un tubetto di dentifricio ?Pasta del Capitano?. Le lenzuola ce le cambiano due volte a settimana. La cosa che ti dicono subito è che non puoi tenere rasoi, specchi e qualsiasi altro oggetto da taglio. Hanno paura delle risse. Il servizio barba e depilazione è però disponibile tutti i giorni. Basta chiedere agli operatori. Per chi vuole c?è anche lo psicologo, l?assistente sociale e il consulente legale.

Solo uno può uscire dal pettine
Visto da qui il Cpt somiglia a un pettine. Oltre all?infermeria ci sono altri cinque blocchi da 28 posti, che partono da un corridoio centrale. Due blocchi sono maschili, poi ci sono quello femminile e quello dei trans, mentre l?ultima sezione delimita il Cid, il Centro di identificazione, dove si trovano i richiedenti asilo. Anche loro sono obbligati a stare dentro le mura. Solo un ragazzo può uscire durante il giorno, ma alla sera deve dormire al Cpt. Lui ha presentato domanda d?asilo appena entrato in Italia, in frontiera. Gli altri invece lo hanno fatto solo dopo l?arresto e così devono stare qui tutto il giorno. Le porte dei corridoi sono verdi, il pavimento invece è arancione. Come in carcere non si possono mai aprire due porte nello stesso momento. Ogni camerata ospita 4 ragazzi. I letti sono ancorati a terra e gli armadi aperti e in muratura. Ma è meglio tenere sempre sott?occhio la roba, altrimenti te la rubano. Io ho sempre dormito con miei connazionali. Cercano di non mischiarci. Così si evitano casini.

La cosa peggiore è la noia. Stiamo tutto il giorno nei blocchi. Gli spazi comuni sono due e sono sorvegliati da un circuito di telecamere interne: la saletta, dove ci portano la colazione (alle 8,30), il pranzo (12,30) e la cena (19,30) e il cortile dove quando il tempo è buono giochiamo a pallone o a pallavolo. Il cellulare lo possiamo tenere e anzi tutti gli ospiti hanno diritto a 5 euro di ricarica ogni settimana. Se serve, ci sono i telefoni pubblici a muro. Ma il bene più prezioso sono le sigarette. Per fortuna le vendono dentro il Cpt. Qui fumiamo tutti. C?è un carrello che passa nel corridoio principale, vende Diana e Marlboro e le ricariche del cellulare. Se abbiamo bisogno di altre cose dobbiamo ordinarle agli addetti incaricati di fare la spesa all?esterno. Poi c?è la tv, anche se è protetta, come tutte le finestre, da grate di metallo. Non si vede granchè. In teoria, potremmo ricevere visite di amici, ma per venire qui servono i documenti in regola. Meglio usare il telefono.


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