Mondo

La Bindi sulle adozioni gay: voglio essere Mary Poppins

In una lettera a Repubblica il ministro spiega la sua "frase infelice": «Meglio che un bambino resti in Africa piuttosto che essere adottato da una coppia omosessuale».

di Sara De Carli

Aveva detto: “E’ meglio che un bambino resti in Africa piuttosto che essere adottato da una coppia omosessuale”. E naturalmente erano piovute le polemiche.
Oggi il ministro Bindi risponde all’editoriale che Scalfaro ha scritto domenica su Repubblica, lamentando che all’infelice frase non avesse poi avuto seguito alcuna smentita o spiegazione. Ecco quindi che oggi arriva la spiegazione. Il Ministro dice che “non c’è mai stato in me alcun intento offensivo nei confronti degli omosessuali” ma chiarisce che l’idea di fare dei Dico un piano inclinato che porterà in breve al riconoscimento di matrimoni tra omosessuali e possibilità di adozione – “che circola in certa sinistra” – non ha fondamento. “Così non è”. La frase quindi voleva respingere quel sospetto.
In più, dice il Ministro, forse c’è stata una sovrapposizione troppo sintetica tra due principi “sui quali resto ferma”. Primo: “non è prevista e non è prevedibile alcuna forma di adozione per coppie omosessuali”. Secondo: “per ogni bambino il proprio ambiente natale, se assicura livelli decenti di vivibilità, è il milgiore al mondo, in Africa come in Bielorussia”. La Bindi ricorda che per i bambini africani, come per ogni altro bambino, “l’adozione è sempre l’ultima istanza, dopo che sono fallite tutte le altre possibilità”. Esattamente come dice la Dichiarazione dei diritti del fanciullo.
“Mi spiace molto di non essere riuscita ad esprimere bene un concetto così fondamentale. la cosa è talmente importante che negli accordi internazionali con Paesi disposti ad accettare programmi di adozione, l’Italia stipula il seguente impegano: per ogni bambino che esce dal Paese se ne devono aiutare altri mille a restare in condizioni vivibili”.
Anche la chiusa, autoironica e intelligente, fa ripensare con fiducia alla neoassunzione della presidenza della Commissione adozioni internazionali da parte della stessa Bindi: Scalfari la paragonava a don Rodrigo, per il suo riproporre un divieto prepotente. “Mi perm,etta di sentirmi più vicina a Mary Poppins, la governante che privilegiava gli interessi dei bambini in un mondo di adulti presi dai loro bisogni. E che cercava di lavorare stando sempre dalla loro parte”.


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