Formazione

Sostegno scolastico: e se tornassimo agli anni 60?

Il Sindacato famiglie italiane diverse abilità - Sfida ha avviato molte iniziative giudiziarie per ottenere più ore di sostegno...di, Salvatore Nocera

di Redazione

Il Sindacato famiglie italiane diverse abilità – Sfida ha avviato molte iniziative giudiziarie per ottenere più ore di sostegno didattico all?integrazione dei propri figli con disabilità. Tutte hanno avuto un esito positivo: un provvedimento provvisorio del giudice civile ha aumentato le ore di sostegno rispetto a quelle assegnate dagli Uffici scolastici regionali. Queste rivendicazioni delle famiglie continueranno finché il ministero della Pubblica istruzione non dimostrerà di aver formato i docenti curriculari per una seria e professionale presa in carico degli alunni con disabilità. È questo il motivo per cui il decreto ministeriale n. 141/99 stabilisce un numero ridotto di alunni nelle classi frequentate da alunni con disabilità (al massimo 25 nelle classi con un alunno con disabilità, e 20 in quelle con due).

Integrazione: cosa fanno gli insegnanti?
Questa norma è stata confermata dalla legge 289/06, cioè la nuova Finanziaria: essa prevede che «ferma restando la normativa vigente», nelle altre classi si avrà un aumento del numero di alunni. I decreti applicativi di tale norma però non sono pienamente rispettosi della continuità del valore della qualità dell?integrazione. La circolare n. 19/2007 infatti prevede un innalzamento del numero degli alunni a 27 per classe e, «in fase residuale e principalmente nelle classi prime », consente di innalzare di una o due unità anche nelle classi dove sono presenti alunni con disabilità.

Una discontinuità controcorrente rispetto agli orientamenti del governo e del ministro Fioroni, che con la ricostituzione dell?Osservatorio scolastico nazionale per l?integrazione scolastica aveva dato la sensazione che sull?integrazione non si torna indietro.

Perché si limita il numero degli alunni nelle classi frequentate da alunni con disabilità, se non per consentire agli insegnanti curriculari di occuparsi della loro integrazione, d?intesa con l?insegnante di sostegno? Gli insegnanti, però, non sono obbligati per legge né ad avere una formazione iniziale durante i corsi universitari a questo proposito, né durante il servizio, dal momento che il contratto collettivo prevede che l?aggiornamento sia un diritto (non un dovere, dei docenti).

Ad eccezione di alcuni meritevoli casi, la stragrande maggioranza dei docenti curriculari si disinteressa dell?integrazione scolastica. Per questo, giustamente, le famiglie chiedono sempre più ore di sostegno: è l?unica risorsa su cui possono contare.

Negli anni 70, quando non esisteva la figura dell?insegnante di sostegno, l?integrazione era affidata esclusivamente agli insegnanti curriculari, prevalentemente di scuola elementare, che garantivano veramente l?integrazione tra gli studenti disabili e i compagni. Oggi, purtroppo, l?impegno per questa integrazione è affidato al solo insegnante di sostegno: il rischio è che l?alunno venga isolato con il ?suo? insegnante di sostegno.

Formazione sulla disabilità: un imperativo per ogni docente
È questa la situazione a 30 anni dall?approvazione della legge sul sostegno, come ha ricordato Vita settimana scorsa. Ora, se il ministero non si decide ad avviare un serio ed organico piano di formazione del personale docente sul tema dell?integrazione, assisteremo a un?incontrollata crescita del numero degli insegnanti per il sostegno senza però un miglioramento della qualità dell?integrazione. Le famiglie chiederanno sempre più ore alla Magistratura la quale, non trovando altre risorse, sempre più frequentemente assegnerà insegnanti di sostegno «per tutta la durata dell?orario scolastico».

Si vuole arrivare a tanto? La prospettiva è questa. Si continua a galleggiare sull?onda delle decisioni della Magistratura, mentre le famiglie dovrebbero portare avanti una battaglia più dura sul versante della formazione obbligatoria dei docenti: prima di tutto, trovando intese con i sindacati della scuola, per imporre al ministero una politica innovativa simile a quella dei gloriosi anni 60.


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