Formazione

Quante chance ha Bayrou, candidato anti sistema?

La sua ascesa ha sconvolto il panorama politico d’Oltralpe. Ha rotto le regole del grande show politico che voleva la contrapposizione tra Sarkozy e la Royal...

di Fabrizio Tonello

Che succede in Francia? Dopo lo choc del 2002, con i socialisti esclusi dal ballottaggio alle presidenziali, a cui parteciparono solo il centrodestra (Chirac) e l?estrema destra (Le Pen), sembrava che si tornasse alla ?normalità? della V repubblica, con un forte candidato del centrodestra (Nicolas Sarkozy) e un forte candidato del partito socialista, Ségolène Royal. Il resto dei candidati sembravano nanetti in confronto a Sarkozy e Royal, che sembravano non avere problemi per passare al secondo turno (si vota il 21 aprile e il 2 maggio) e ottenere, in quella sede, il voto dei ?cespugli?.

Le cose stanno andando un po? diversamente dal previsto, per la rapida crescita nei sondaggi di François Bayrou. Cinquantuno anni, cattolico praticante, sei figli, rappresentante di ciò che rimane dell?Udf, il partito fondato negli anni 70 da Valéry Giscard d?Estaing e poi condannato a fare da ruota di scorta al partito gollista Rpr, il troncone maggioritario della destra francese. Quando, nel 2002, una maggioranza di parlamentari Udf scelse di confluire nella reincarnazione dell?Rpr, ora chiamata Ump, i giochi sembravano fatti. Invece, già allora Bayrou ottenne un discreto risultato, il 6%.

Il Charly Gaul della politica
Quest?anno Bayrou, inizialmente ignorato dai mass media, ha scalato la vetta dei sondaggi con la regolarità del corridore montanaro, un Charly Gaul o un Federico Bahamontes francese. In realtà Bayrou montanaro lo è davvero, essendo nato sui Pirenei, per la precisione nel Béarn, terra di contadini e allevatori testardi che ogni tanto chiamavano un principe spagnolo o francese per far loro da sovrano e, dopo qualche anno, lo rimandavano indietro, spesso con la testa separata dal corpo. Il loro maggior contributo alla storia di Francia è stato quello di aver dato i natali a Enrico IV, il re che mise fine alle guerre di religione, e a Pierre Bourdieu, il più importante sociologo del dopoguerra.

L?unica incertezza delle presidenziali 2007 sembrava essere il margine di vittoria al secondo turno di Sarkozy su Ségolène, che i più davano al 52% contro il 48%, quel piccolo ma decisivo vantaggio che ha permesso al centrodestra di vincere tutte le elezioni presidenziali dal 1965 in poi, tranne quelle del 1981 e 1988, quando era in campo lo stregone François Mitterrand.

Partito dal 4% di intenzioni di voto, il 12 marzo Bayrou era accreditato del 23%, alla pari con Ségolène e a soli 4 punti di distacco da Sarkozy. Ciò significa che l?ipotesi su cui ha scommesso la sua campagna, quella di sorpassare la candidata socialista e partecipare al secondo turno, raccogliendo in quella sede non solo i voti della sinistra ma anche una quantità sufficiente di voti moderati per battere Sarkozy potrebbe effettivamente realizzarsi. Ma andrà effettivamente così?

In realtà Bayrou, un ex ministro della Pubblica istruzione dal 1993 al 1997 nei governi di centrodestra, ha ben poco di nuovo da proporre: la sua arma principale è la promessa di un ?governo di unità nazionale? a cui partecipino personalità indipendenti, probabilmente con un primo ministro socialista (lo zuccherino per attrarre i voti da quella parte).

I candidati bagnoschiuma
Il suo successo non viene dalla concretezza e novità delle proposte ma dall?afasia degli altri due candidati, che stanno conducendo una campagna elettorale in cui il vuoto di idee è palese. Sarkozy è la perfetta incarnazione della destra bonapartista francese: autoritario, convinto che l?ordine e la gerarchia risolvano ogni problema, perfino piccolo di statura e propenso alle collere improvvise come Napoleone. Dopo aver sapientemente usato i media per convincere ciò che resta dell?intellighenzia parigina a portargli il suo sostegno, ha cominciato a girare a vuoto perché, in realtà, non aveva nulla da dire fin dal principio.

Ségolène era un fenomeno creato dai mass media fin dall?anno scorso: donna, madre di quattro figli ma non sposata, presidente di una regione e quindi meno ?ministeriale? degli altri candidati, ha corteggiato insistentemente la stampa rosa e usato internet per travolgere i suoi concorrenti all?interno del partito socialista.Tutto bene, tranne il fatto che quando si è dovuto parlare di cose serie non ha saputo proporre granché, se non vaghezze sulla ?democrazia partecipativa?.

Bayrou è solo l?ultima moda di candidati-bagnoschiuma, che televisioni e grandi giornali creano e poi gettano quando la bottiglietta delle novità è finita. In realtà c?è una disaffezione profondissima verso la classe politica, disaffezione che non riguarda la ?camicia di forza? del bipolarismo destra-sinistra, come sostiene Bayrou ma invece la distanza fra tutti i politici e i cittadini.

E' quindi impossibile prevedere se le intenzioni di voto di oggi corrispondano effettivamente a una scelta che si confermerà nel segreto dell?urna. C?è, al contrario, motivo di dubitarne: la base politica di Bayrou sembra fragile, con oltre metà dei suoi sostenitori che dichiarano di poter anche votare per un altro candidato. Nel 2002, ben il 20% dei votanti ammise di aver deciso quale candidato scegliere letteralmente all?ultimo minuto e, infatti, il ?sorpasso? di Le Pen ai danni di Jospin arrivò del tutto imprevisto. Bayrou può quindi sperare di fare un buon risultato. Ma è assai probabile che il 21 aprile una parte dei suoi elettori torni all?ovile, rispettivamente verso Sarkozy e verso Ségolène Royal.


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