Volontariato

Cristicchi, io volontario

Il vincitore del Festival racconta i suoi incontri, con i pazienti ma anche con gli operatori, l'associazionismo. In edicola con VITA Magazine fino a giovedì, a soli 2€!

di Silvano Rubino

di Silvano Rubino e Sara De Carli

Che quel ragazzo dal casco di capelli ricci e lo sguardo un po’ stralunato avesse deciso di uscire dal binario di cantante demenzial-ironico col quale aveva conquistato il grande pubblico (Vorrei cantare come Biagio Antonacci), lo avevamo già capito da un po’. Sempre al teatro Ariston di Sanremo, ma in tutt’altro contesto, al Premio Tenco a novembre, aveva portato un estratto dal suo spettacolo Centro di igiene mentale, alternando le canzoni alla lettura di alcune lettere ritrovate negli archivi del manicomio di Volterra. Lettere struggenti, cariche di dolore, ma anche di speranze e fantasia. Lettere confiscate ai pazienti e mai spedite ai destinatari, ma allegate alle cartelle cliniche. Poi di nuovo Sanremo, il Festival. Di nuovo i matti, con una canzone bella e non retorica. Il mondo della salute mentale, gli operatori, le persone che in quella trincea lavorano da anni, si sono ritrovati su quel palcoscenico. E noi di Vita, che con quel mondo abbiamo un rapporto antico e stretto, ce ne siamo accorti. Simone lo abbiamo contattato giovedì, per un’intervista, per parlare di questa sua scelta di portare all’Ariston un tema così inedito. Lui ci ha rinviato al lunedì successivo, in ore più tranquille. Poi è successo l’imprevisto. La canzone sui matti ha inaspettatamente vinto, il cantautore è salito sul gradino più alto del podio, superando anche una colonna sanremese come Al Bano, l’impegno ha conquistato la ribalta del contenitore nazional-popolare per eccellenza. Il dopo Sanremo diventa per lui un turbinìo difficile da gestire. Ma per Vita trova qualche minuto, poco prima di andare in radio per l’ennesima intervista da vincitore.

Vita: Come ti sei avvicinato al mondo della salute mentale?
Simone Cristicchi: Con un’esperienza di volontariato, in un Centro di igiene mentale di Roma. Passavo intere giornate con gli ospiti. Avevo 19 anni. Dopodiché ho cominciato a interessarmi alle storie dei malati e ho messo in piedi uno spettacolo teatrale, Centro di igiene mentale. L’ho portato in giro per due anni e mezzo. Proprio durante il tour, quest’estate, ho scoperto l’esistenza del manicomio, mi sono messo alla ricerca del passato di questa istituzione. Ho fatto un viaggio negli ex manicomi italiani e ho realizzato un documentario, Dall’altra parte del cancello. Che poi è un viaggio anche nelle strutture di oggi, nei centri diurni, nelle residenze assistite, nelle case protette…

Vita: Quindi hai avuto contatti con il mondo associativo, con gli operatori che oggi lavorano nelle strutture. Che impressione ne hai tratto?
Cristicchi: Ho trovato delle situazioni molto dignitose, dove le persone si sentono curate, direi che la parola giusta è coccolate. Dove le persone possono riacquistare la loro dignità. Penso per esempio alla residenza assistita I girasoli al San Salvi di Firenze, dove in un padiglione sono state costruite delle piccole case, dei monolocali, che l’ospite ha arredato a modo suo. Nella struttura è attiva la cooperativa Ulisse. Sono stati loro a invitarmi, abbiamo realizzato il mio spettacolo all’interno del manicomio, al Bar Ulisse. È stata un’emozione molto particolare vedere affluire 300 persone di sera all’interno della struttura. Che può essere anche un modo per sfatare dei pregiudizi, delle paure che si hanno proprio nei confonti dell’edificio stesso. Per contro ho visto anche situazioni in cui le stanze sono vuote, dove il malato circola per l’istituto come uno zombie… [..]

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