Mondo

Le famiglie straniere si aprono all’affido

Parte a Milano un’esperienza intraculturale. In Lombardia è nato un nuovo tipo di affido. È l’affido intraculturale. Ad accogliere i minori stranieri sono...

di Sara De Carli

Al via in queste settimane a Milano e provincia un progetto che mira a far nascere gli ?affidi intraculturali?. Si tratta di affidi in cui i minori stranieri sono accolti da famiglie straniere. Sei esperienze sono già attive da qualche mese in via sperimentale, grazie alle cooperative Comin e La grande casa. Che vedono nella famiglia straniera una grande risorsa.

In Lombardia è nato un nuovo tipo di affido. È l?affido intraculturale. Ad accogliere i minori stranieri sono, per la prima volta, le stesse famiglie di stranieri: peruviani, marocchini e tunisini in prima fila. «Stiamo parlando solo di sei famiglie a Milano, una in provincia e una nel comasco: siamo partiti da pochi mesi, per il momento siamo davvero solo un passo dopo un?intuizione», spiega Liviana Marelli, presidente della cooperativa sociale La grande casa di Sesto San Giovanni e coordinatrice del settore minori immigrati del Cnca – Coordinamento nazionale comunità di accoglienza.

Con tutte le precauzioni del caso, la sperimentazione potrebbe rivelarsi un giro di boa. «Da un?indagine recente del Cnca nazionale, racchiusa nel volume Responsabilità comuni, emerge una crescente richiesta di accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Le loro famiglie d?origine sono oggettivamente lontane, per spazio e per cultura. Una possibile strada per rispondere a questo bisogno ci sembra quella di valorizzare le famiglie di stranieri presenti sul territorio: siamo soliti pensare agli stranieri come utenti di servizi, ma la famiglia straniera è innanzitutto famiglia, quindi risorsa». Le prime sperimentazioni sono così partite nel 2006, dentro una cordata fra la La grande casa e Comin, un?altra cooperativa milanese, con l?inserimento di alcune famiglie straniere nelle reti di famiglie, attraverso progetti di vicinanza con famiglie solidali ed esperienze di appoggio quotidiano. «Le famiglie sono entusiaste», dice la Marelli. «Si sentono molto responsabilizzate e valorizzate».

Il coinvolgimento delle famiglie straniere nel campo degli affidi e dell?accoglienza di minori ha due valenze, precisa la Marelli, che vanno tenute insieme: «Da una parte c?è il valore interculturale: la presenza di famiglie straniere nella rete arricchisce la rete stessa e la sua consapevolezza, e soprattutto sposta l?integrazione fra diverse culture dal piano delle affermazioni ideologiche, ne fa una modalità reale di convivenza. Dall?altra parte, l?affido intraculturale è uno strumento per facilitare i rapporti con la famiglia di origine in difficoltà, per facilitare i percorsi identitari dei minori, per allontanare almeno un po? il rischio di fraintendimenti e di letture sbagliate dei segnali che loro mandano».

Nelle prossime settimane partirà quindi un progetto ad hoc, nell?ambito della legge 285. Si chiama Gabbianelle e gatti, durerà 20 mesi e sarà il banco di prova di questa intuizione. «Il bilancio lo faremo allora», dice la Marelli, «adesso è davvero troppo presto. L?importante però è che queste esperienze siano partite. Ora è compito degli operatori sorvegliarle con particolare attenzione e competenza, per verificarne la tenuta reale».


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