Cultura

Biologico in crisi nella grande distribuzione?

Secondo l'Ismea sì, ma secondo Federbio i dati sono parziali e fuorvianti

di Gabriella Meroni

Frenano ancora i consumi di prodotti biologici nel 2006, ma a un tasso più contenuto. Lo riporta Italia Oggi. Dopo un 2005 chiuso con una flessione del 5,8% rispetto all’anno precedente, infatti, hanno rilevato dall’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agroalimentare), la stima sul 2006 indica un calo delle vendite in Italia del 2,6% (esclusi gli acquisti nei negozi specializzati, ma comprese le vendite della grande distribuzione organizzata, cioè super e ipermercati). Tra le diverse produzioni, sottolinea l’Ismea, c’è una flessione in valore per i lattiero-caseari (-4,5%) e gli ortofrutticoli freschi e trasformati (-6%). In calo anche gli acquisti domestici di uova (-4%), pasta e riso (-11%), mentre crescono di quasi 3 punti percentuali dolciumi, biscotti e snack biologici. In netta controtendenza invece gli oli (+17%) e gli alimenti per l’infanzia (+15% circa). Tengono anche pane e prodotti sostitutivi come crackers, grissini e gallette, mentre segnano una forte battuta d’arresto i dietetici e le bevande. Pesante anche l’andamento dei consumi delle famiglie italiane di miele e salumi biologici, in calo rispettivamente del 6% e del 3% rispetto al 2005.

Per i negozi specializzati, non monitorati dall’Ismea, le indicazioni di consenso degli operatori sembrano orientate, invece, a una ripresa delle vendite nel 2006. Una crescita che potrebbe quindi riassorbire in parte la flessione nella grande distribuzione e nei negozi tradizionali.

Nonostante il calo dell’ultimo triennio, secondo l’istituto di ricerca, l’Italia resta nella lista dei primi cinque paesi consumatori al mondo di prodotti bio, dietro Stati Uniti (in testa alla classifica), Germania, Regno Unito e Francia. È seconda, invece, alle spalle solo del Messico, per numero di aziende agricole bio e quinta per ettari coltivati. L’Italia detiene infine il primato mondiale per la produzione di cereali, olive e uva biologici. È inoltre il terzo maggior produttore di riso coltivato senza l’utilizzo di prodotti di sintesi, preceduto solo da Thailandia e Filippine.

Pronta la risposta degli operatori del bio: la Federbio con un intervento sul portale greenplanet.net precisa Quanto segue: «Per l?ennesima volta assistiamo ad analisi di stampa affrettate e ben lontane dalla realtà. L?indagine dell?Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare prende in esame solo i prodotti confezionati e con codice a barre (escludendo i prodotti venduti allo stato sfuso o a peso variabile, come l?ortofrutta) nella grande distribuzione organizzata (super e ipermercati), un canale il cui peso per i prodotti biologici è inferiore a un terzo del mercato complessivo.

Oltre alla grande distribuzione (il cui assortimento di prodotti bio non supera le 300 referenze), infatti, propongono prodotti biologici oltre 2.000 punti di vendita diretta gestiti dai produttori, oltre 1.000 negozi specializzati (il cui assortimento supera anche le 3.000 referenze), circa 200 mercati, un numero imprecisato ma crescente di gruppi d?acquisto; prodotti biologici rientrano nell?assortimento di migliaia di negozi tradizionali e dell?intero canale erboristerie. E proprio a questi canali specializzati, in grado di offrire una gamma completa, si rivolgono i consumatori fedeli di prodotti biologici : il canale della grande distribuzione ha come cliente tipo il consumatore occasionale. La copertura dell?analisi Ismea, pur offrendo utili informazioni su un fenomeno in crescita, è quindi estremamente parziale ed è del tutto improprio estendere la stima della contrazione del 2.5% nella grande distribuzione all?intero settore che, anzi, è in netta crescita».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA