Welfare

Miliardi sprecati e i cavalli dopati

Gestione dello sport equestre sotto accusa: il 5% dei purosangue che gareggia risulta drogato, i vertici della Fise tagliano i fondi alle associazioni di base

di Pasquale Coccia

Edopo i ciclisti dopati, i calciatori, gli atleti e i tennisti, ora tocca ai cavalli. Già sconvolto dalla crisi degli ippodromi, il mondo dell?ippica (e chi lo governa) dovrà affrontare anche questa nuova grana. Protagonisti dello scandalo sono i dirigenti della Federazione italiana sport equestri (Fise) responsabili di complicità nei confronti di fantini che hanno dopato i cavalli o li hanno crudelmente maltrattati. A puntare il dito contro ?galoppo truccato? sono i Verdi e il Sindacato veterinari liberi professionisti. Secondo i controlli effettuati dalla Federazione internazionale sport equestri (Fei), il 5 per cento dei cavalli italiani impegnati nei concorsi ippici nazionali e internazionali risultano positivi alle sostanze doping, ma stranamente nessun cavaliere viene squalificato dalla Federazione italiana. Che i dirigenti della Fise chiudano entrambi gli occhi in tema di cavalli drogati, lo dimostrano i recenti campionati mondiali di equitazione tenutisi a Roma dal 30 settembre all?11ottobre del 1998, nel corso dei quali sono stati trattati farmacologicamente, cioè drogati, 50 cavalli, nonostante il regolamento delle gare vieti esplicitamente l?uso di tali sostanze, salvo casi di assoluta necessità. «Non si conoscono i criteri con i quali vengono effettuati i controlli antidoping e, soprattutto, quanti cavalli risultano positivi ogni anno in Italia, perché la Federazione non rende pubblici i casi di doping», afferma il senatore Fiorel lo Cortiana, responsabile sport dei Verdi che, insieme al Sindacato dei veterinari sta preparando un dossier da inviare al ministro Melandri. L?enfant terrible di Palazzo Madama (Cortiana ha in più occasioni denunciato la gestione poco trasparente del Coni e delle diverse Federazioni sportive) non si fida dei controlli, pochi e per nulla affidabili, effettuati dalle Federazione ippica. «Per una maggiore trasparenza», afferma il senatore, «sarebbe opportuno che una commissione esterna alla Fise effettuasse i controlli per tutelare la salute dei cavalli e per sanzionare i maltrattarnenti e gli abusi. Visto che i cavalieri che usano metodi brutali se la cavano con sanzioni leggere». È il caso del cavaliere olimpico Paolo Morgi (con incarichi professionali presso la Fise) che ha ucciso un cavallo a bastonate, ricevendo come punizione la sospensione di sole cinque settimane. Ma oltre al doping e a questi episodi non certamente degni di gentleman a cavallo, la Federazione è sotto accusa anche per la sua allegra e discutibile gestione finanziaria. Lascia dubbi, ad esempio, la scelta di affidare la gestione organizzativa dei recenti Campionati mondiali di equitazione a una società privata senza regolare gara d?appalto, nonostante le offerte più basse presentate da altre società. E la decisione di cancellare il contributo all?Associazione di riabilitazione equestre, da anni impegnata nel recupero dei disabili (vedi articolo a fianco). Ma non è finita qui. Non si fa a sufficienza per diffondere lo sport e la passione per i cavalli anche tra il grande pubblico, anzi, la linea dei vertici della Federazione sembra andare proprio in senso opposto. Lo testimionia un altro caso esemplare. Quello della Federazione turismo equestre (Fitec), che in questi anni ha reso accessibile l?equitazione a una larga fascia di persone, grazie a una politica di prezzi contenuti. Nel 1990 il Coni ha riconosciuto l?impegno, elargendo un contributo annuo di 65 milioni. Ma adesso, il presidente della Fise Cesare Croce , inspiegabilmente, vuol chiudere baracca e burattini e minaccia di assegnare ad altro ente le attività promosse dalla Fitec. Nonostante le esigue risorse finanziarie, l?associazione ha raggiunto lodevoli risultati aumentando sempre più il numero degli iscritti: oggi conta ben 15 mila tesserati, mentre la Fise, che riceve dal Coni ogni anno 10 miliardi, ne registra appena 50 mila. Numeri che paragonati agli 800 mila della Germania, i 500 mila della Francia e i 120 mila della Svizzera, sono davvero ridicoli. ed ancora:Ronzini di Stato a spese dei cittadini Non saranno cavalli dopati quelli che il nostro Esercito alleva e fa gareggiare in concorsi nazionali e internazionali, ma certamente resta un mistero perchè lo Stato debba spendere energie e quattrini in attività che non hanno poi alcun ritorno. Eppure, sono numerosi i centri ippici militari attivi in varie città e regioni italiane, come a Roma, Milano,Torino, Napoli, Grosseto, Modena, Palmanova, in Sardegna e in Sicilia. La più importante scuderia militare è quella di Montebello, in provincia di Roma, che conta duecento cavalli. Prendono tutti parte ai concorsi ippici dei circuiti classici organizati dalla Fise, ma fino a oggi nessuno di questi purosangue ha mai ottenuto risultati soddisfacenti tali da legittimare l?esistenza di questi centri. Le spese per il mantenimento dei cavalli e la partecipazione ai concorsi ippici sono totalmente a carico dell?Esercito e, dunque, gravano sul bilancio dello Stato. Sarebbe certamente interessante sapere dal ministro della Difesa il numero di cavalli iscritti ai concorsi ippici e il costo complessivo che grava sui cittadini. Sono da aggiungere al conto anche gli automezzi impiegati per il trasporto di cavallerizzi che hanno preso parte ai mondiali di equitazione.


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