Politica

Impresa sociale: da dove ripartire

Il 10 aprile si è aperta una stagione politica fondamentale per il terzo settore italiano. Sul tappeto agevolazioni, salari, rapporto con gli enti pubblici. Di Luca Zanfei

di Redazione

Il 10 aprile si è aperta una stagione politica fondamentale per il terzo settore italiano. Il prossimo governo sarà chiamato a colmare i vuoti lasciati dal centrodestra nel testo di legge sulle imprese sociali approvato a giugno e promette di fare chiarezza su alcuni punti, come il capitolo degli incentivi e delle agevolazioni da accordare ai nuovi soggetti sociali e la definizione del ruolo del pubblico. Il mondo dell?economia civile chiede tempi brevi, anche perché la pubblicazione dei decreti delegati sui settori operativi di intervento della legge 118 ha rinnovato la preoccupazione che l?impresa sociale si riduca ad essere una semplice sostituzione del modello cooperativo. Luca Volontè, capogruppo dell?Udc alla Camera, ammonisce il futuro governo, «per differenziare veramente i due modelli e rendere conveniente la costituzione di un?impresa, si dovrà lavorare su incentivi che siano fondamentalmente diversi da quelli adottati per le cooperative e forse anche più convenienti». Concetto condiviso dal centrosinistra che, rimandando alla prossima Finanziaria la definizione certa delle agevolazioni fiscali e della possibile riduzione del cuneo contributivo anche per le imprese sociali, promuove intanto le dinamiche di rete. «La forte autonomia che la legge dà al terzo settore può essere un vero valore aggiunto se intesa anche come collaborazione tra i diversi soggetti, pubblici e privati, operanti sul territorio», dice Emilio Del Bono della Margherita. «Così si potrebbero pensare incentivi per la creazione di gruppi di imprese, che lavorano insieme nella gestione e erogazione dei servizi, agevolando la partecipazione unitaria alle gare d?appalto». Con un occhio rivolto anche alle piccole associazioni che vogliono intraprendere l?avventura dell?impresa. «Per aiutare queste realtà si possono attivare incentivi nella fase di start up», dice Mimmo Lucà dei Ds. «Penso alla revisione ed estensione di alcuni strumenti normativi, come per esempio la legge Bersani. Inoltre, si potrebbero premiare quegli organismi che interpreteranno gli aspetti innovativi della legge, come la regolare pubblicazione del bilancio sociale e il coinvolgimento nell?impresa degli stessi lavoratori e destinatari dell?intervento». Buone pratiche e attenzione per i processi interni che dovranno riguardare anche i rapporti di lavoro, con il «definitivo superamento del problema salario medio convenzionale che finora ha penalizzato esclusivamente i lavoratori», dice Del Bono. «Ecco perché cercheremo di coinvolgere la rappresentanza del terzo settore nella contrattazione nazionale insieme alle altre parti sociali». Pubblico e privato Insomma, la sfida è quella di rendere realmente conveniente ed etica la scelta dell?impresa sociale, inserendola in un terzo settore più svincolato dal pubblico e con più privato. Ma in questo contesto, quale sarà il ruolo degli enti locali? «Fondamentale», dice Grazia Sestini parlamentare uscente di Forza Italia e una delle anime della legge 118. «Comuni e Regioni saranno importantissimi nella programmazione e regolazione degli interventi attraverso il potenziamento dei Piani di zona. Il pubblico, insomma, non può assolvere ad una mera funzione di regolatore del mercato, ma deve incentivare un rapporto integrato con le altre realtà sociali e private». Sussidiarietà come progressivo allontanamento del pubblico, sembra la ricetta di Volontè. In caso contrario, «si rischia di ritornare alla centralizzazione delle politiche sociali. Mi sembra un passo indietro, soprattutto dopo che in questi anni si è cercato invece di liberare il terzo settore dalle dinamiche pubbliche, nell?ottica del vero welfare mix». Di diverso avviso Lucà, che a questo proposito annuncia un potenziamento della legge 328 sull?assistenza proprio in direzione di un «maggior rilancio del ruolo di Comuni e Regioni nella promozione di tavoli di dialogo con le realtà del terzo settore, per la definizione di politiche che vadano oltre l?utilizzo del voucher per la fruizione del servizio». Dunque, le linee di implementazione della legge sull?impresa sociale sono molteplici, ma su un punto destra e sinistra sono concordi. La sintesi di Del Bono: «Limitiamoci a far partire la legge, vediamo come va, e poi dialogando con il terzo settore cerchiamo di apportare le possibili modifiche».


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