Sostenibilità

Hollywood la vede cos

Avvocati talentuosi, processi roventi, battaglie senza esclusione di colpi. È la class action secondo Hollywood

di Maurizio Regosa

Avvocati talentuosi, processi roventi, battaglie senza esclusione di colpi. È la class action secondo Hollywood: uno scontro feroce con Golia dal quale Davide esce vincitore. Non che siano tutti virtuosi i Davide americani. Non lo è John Travolta, cinico penalista di A Civil Action (1998) capace di sbaragliare due industrie del Massachusetts per aver inquinato un fiume provocando la leucemia in 8 ragazzi. Né particolarmente onesto è l?ambiente giuridico che fa da contesto a Conflitto di classe (1991, regia di Michael Apted). Per fortuna Gene Hackman è un avvocato vecchio stampo che smaschera una industria automobilistica. Col passare del tempo però il cinema abbandona gli avvocati preferendo le eroine come Erin Brockovich e come Josey Aimes. La prima (Julia Roberts diretta nell?omonima pellicola da Steven Soderbergh, 2000) la spunta contro Pacific Gas & Electric colpevole di aver avvelenato le acque di una cittadina con il cromo esavalente. La seconda sa affermare i propri diritti nella prima class action per molestie sessuali (è Charlize Theron in North Country – Storia di Josey che la regista neozelandese Niki Caro ha tratto da una storia vera).

Ma ci sono anche i documentari. Robert Manciero ha diretto fra il 2005 e il 2006 Prescription: Suicide? su sei minorenni morti per aver assunto degli antidepressivi, sostenendo in tal modo la class action contro l?azienda produttrice, mentre L?alto costo dei prezzi bassi, girato da Robert Greenwald nel 2005, è un durissimo atto d?accusa che spiega le ragioni della causa intentata da un gruppo di impiegati saltuari contro Wal-Mart nel 2001 (nel 2005 un giudice del Missouri l?ha riconosciuta come class action).

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