Non profit

WWF, perché sì ai dialogatori: con loro sostegni più lunghi

Chiara Ricci: «Un’attività che funziona e che ha dato risultati positivi nel tempo: circa 45mila soci fino a oggi, 7mila di media l’anno con una buona percentuale di rinnovi»

di Francesca Naboni

«Un?attività che funziona e che ha dato risultati positivi nel tempo: circa 45mila soci fino a oggi, 7mila di media l?anno con una buona percentuale di rinnovi»: Chiara Ricci, responsabile delle campagne di face-to-face per il WWF, è soddisfatta . «Si intercettano sostenitori che non appartengono a gruppi già identificati e che quindi non sono facilmente raggiungibili con altri strumenti».

Fra i punti di forza dei dialogatori, secondo il WWF, anche la longevità del sostegno, fondata sul calcolo statistico della «propensione casuale all?impegno sociale» dei passanti. «Chi aderisce possiede già una propensione naturale al sociale: il Rid infatti richiede una scelta di grande fedeltà che nasce dalla fiducia per l?associazione». Valida anche l?opzione di avvalersi di una agenzia esterna, sia dal punto di vista dei costi «mediamente ripagati entro il primo anno, dopo di che il guadagno è netto», sia sul fronte operativo perché «il rischio di eccessivo distacco dell?operatore può essere superato attraverso tecniche di approccio e persuasione». «Resta però un?attività molto più valorizzata all?estero», continua la Ricci, «perfino dagli operatori sul campo: qui è ancora considerata una professione di secondo ordine».

Ma l?attenzione comunque sta crescendo e con essa i rischi di saturazione del mercato: «Siamo tanti, tante sono le cause. Il tema ambientale fra l?altro è sempre fra i più complicati. Rischi, però, non ce ne sono solo in questo settore: basta pensare alle recenti limitazioni all?uso del telemarketing».

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