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L’Uganda impone l’umanitario “embedded”
Si chiama Non Governmental Organizations Registration Amendment Bill la proposta di legge adottata il 7 aprile dal parlamento ugandese.
Si chiama Non Governmental Organizations Registration Amendment Bill. Adottata il 7 aprile dal parlamento ugandese, è la proposta di legge che, , non appena il presidente Yoweri Museveni la firmerà, tra poche settimane regolamenterà ex novo l?attività delle 6mila ong in Uganda. Ufficialmente il governo ha giustificato la decisione con la necessità di «mettere in riga quelle ong che compiono attività diverse rispetto a quanto annunciato allo Stato ugandese». A tal fine la legge prevede l?instaurazione di un board di 15 membri incaricati di rinnovare dopo uno, tre e cinque anni le licenze a tutte le ong attive sul territorio.
«Purtroppo questo comitato non è per nulla neutrale», spiega a Vita il giornalista del quotidiano The Monitor,Gerald Walulya, per il quale «di questi quindici membri appartenenti alla realtà non profit, dodici saranno scelti dal governo e altri due proverranno da organizzazioni di sicurezza». La società civile grida allo scandalo. La Csos – Civil Society Organization, una coalizione composta da una cinquantina di ong fra cui ActionAid International, si è detta pronta a dare battaglia «contro una legge che mira solo a metter fuori gioco quelle organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti civili e umani».
Più che un sospetto, una realtà. Basti pensare all?ultima sfuriata di Museveni contro le ong presenti in Nord Uganda. «Nonostante il vostro lodevole impegno in questa crisi umanitaria», avrebbe detto il presidente, «se non siete disposte a collaborare con il governo, non vi sarà permesso di operare nel nostro paese». Più chiaro di così
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