Non profit

Qui si scommette sulla famiglia

Al Ceas l’integrazione funziona: un’esperienza che sta funzionando e può diventare modello

di Sara De Carli

Questo è un ?racconto sociale?. Di un?esperienza che sta funzionando e può diventare modello. Nel 2005, dopo lo sgombero del campo di via Capo Rizzuto, al Ceas sono arrivate 16 famiglie, 71 persone. Nei container, senza niente. Oggi 12 uomini su 18 e 9 donne su 18 lavorano. Tutti i bimbi vanno a scuola, i ragazzi più grandi frequentano corsi professionali. Due di queste famiglie sono riuscite ad avere un appartamento loro, in affitto. Altre due lo avranno entro giugno. «è frutto di una progettualità individualizzata che accompagna all?autonomia», spiega Donatella De Vito, responsabile Area rom di Casa della Carità. «Queste persone hanno la volontà di integrarsi, il nostro compito è aiutarle a credere che è possibile. Dimostrarglielo. Altrimenti torneranno a chiedere l?elemosina, perché quello, da un punto di vista economico, funziona. Vuol dire fare un percorso su misura, che parta dalle risorse di ciascuno e le valorizzi».

Per questo servono numeri piccoli, relazioni personali, fantasia, pazienza: i tempi di integrazione di una famiglia sono di necessità più lunghi di quelli di un singolo. Al Ceas gli operatori di Casa della Carità hanno insegnato a scrivere il curriculum e simulato le telefonate di lavoro, fatto corsi di italiano e per imparare stirare, il doposcuola e il supporto in classe. E hanno pianificato con le famiglie i risparmi e le rimesse («loro manderebbero tutto a casa, ai famigliari») per educarle all?autonomia. L?ultimo traguardo è l?aver coinvolto le donne in una serie di incontri sulla contraccezione: un traguardo perché le donne rom tra gli operatori sanitari sono note per usare l?aborto come sola contraccezione e farne anche trenta in una vita.

«Il Villaggio della solidarietà è uno spazio e un tempo a disposizione delle famiglie che hanno voglia di investire sulle loro risorse. Il patto di legalità non è che la premessa: regole condivise che sanciscono il fatto che tu ti metti dentro un percorso di crescita e ci credi», spiega Donatella. I rom provenienti da Opera oggi hanno queste storie di successo sull?altro lato del cortile. Le guardano e osano sperare che l?integrazione possa diventare realtà.


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