Non profit
Prodi faccia i conti con il 5 per mille
Leditoriale di Giuseppe Frangi sulla questione del provvedimento fiscale a favore del Terzo Settore.
Che ne è del 5 per mille? Sono decine le telefonate che arrivano in questi giorni in redazione da parte di tante associazioni che non capiscono quello che stia accadendo. Può accadere che dal momento in cui scriviamo queste righe al momento in cui voi ci leggete, i benedetti decreti che fissano le modalità di iscrizione siano usciti (così le nostre fonti ci hanno garantito). Ma certo il ritardo è clamoroso e gravissimo (più di un mese rispetto allo scorso anno) e costringerà a rincorse precipitose. è un ritardo che ha già prodotto un danno pesante, in quanto, come denunciato da Vita, l?Inpdap ha già distribuito ai pensionati statali i moduli 730 senza lo spazio per il 5 per mille. La denuncia di Vita ha prodotto i suoi frutti: l?ente ha riconosciuto l?errore e ha annunciato la spedizione di oltre 2 milioni di moduli integrativi. Naturalmente sorveglieremo.
Dopo l?incidente della ?dimenticanza? in Finanziaria, quindi, siamo di fronte ad un altro inspiegabile black out da parte del governo, che evidenzia una ostilità nei confronti di un provvedimento che invece ha riscosso un successo al di là di ogni aspettativa.
I numeri lo dicono. L?Agenzia delle Entrate, in attesa dell?imminente ripartizione del 5 per mille del 2006, ha reso noti i dati complessivi. E sono dati che confermano le tendenze rilevate da Vita e dal Sole 24 ore attraverso i Caf. La percentuale dei contribuenti che ha messo la sua firma ha sfondato il 60% (esattamente il 60,4%). In totale sono ben
14 milioni 213mila adesioni: una somma che supera nettamente le adesioni all?8 per mille (che sono al 40%). Numeri che dovrebbero davvero far pensare chi oggi ha seri problemi di coagulare un consenso.
è interessante anche guardare all?interno delle scelte: gli enti di terzo settore (onlus, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale) hanno fatto la parte del leone con ben il 59,1% delle scelte, per un totale di 8 milioni 400mila firme. Seguono la ricerca sanitaria con 2,1 milioni, università con 1,9 milioni e Comuni con 1,8 milioni. Sono numeri che testimoniano una capillarità di presenza impressionante: se si pensa che si trattava di un dispositivo sperimentale, che per molte associazioni era una sorta di salto nel buio, la capacità dimostrata nel convincere i cittadini contribuenti è stata invece formidabile. Quale altra forza sociale sarebbe in grado di mostrare una simile vitalità e di raccogliere un simile consenso?
Evidentemente, nello stendere i suoi 12 punti, Prodi, se non altro per amor proprio, avrebbe dovuto tener presente questa grande realtà sociale dell?Italia di oggi. Non l?ha fatto e così gliel?abbiamo ricordato noi con questa riscrittura dei 12 punti che abbiamo lanciato dalla copertina di questo numero. Non si governa in base ad un accordo con tre sindacati su 36 parti sociali riconosciute. Si governa dialogando con tutti i soggetti sociali riconosciuti e attivi nel Paese, provando in ogni modo a capire le loro ragioni e i loro bisogni.
Il nuovo governo Prodi non è tecnicamente un ?Prodi bis?, rimanendo invariata la composizione governativa. Non vorremmo, però, che nascesse un governo ?Prodis? (vedi Dizionario latino: seconda persona indicativo dei verbi ?prodo? o ?prodeo?). Un esecutivo, cioè, che governa il Paese attraverso le sole procedure amministrative-burocratiche o tramite proclami ideologici. Chi ogni giorno fa società e risponde ai bisogni dei cittadini, da otto mesi attende risposte certe e circostanziate.
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