Formazione
Ecco perché io sto con Turigliatto, il prodicida
Entrambi torinesi, il sociologo e lesponente trozkista hanno militato nello stesso partito anche se su fronti opposti.
«Turigliatto? Culturalmente era agli antipodi rispetto a me. Eppure oggi mi sento solidale con lui». A dieci giorni dal voto che ha scosso il governo e ha terremotato Rifondazione Comunista, Marco Revelli tira le somme di un fatto che, a suo avviso, è destinato a segnare in profondità tutta la sinistra. Revelli ha un passato da militante di Rifondazione. è stato consigliere comunale a Torino. Ma oggi, ad ascoltarlo, quel passato sembra molto, molto lontano. «Gli umori tossici del potere statale incattiviscono tutte le relazioni», spiega con amarezza. «Se non hai una grande riserva di anticorpi, quel potere ti mangia l?anima».
Vita: Quindi la colpa di Turigliatto è quella di essere restato fedele alla sua biografia?
Marco Revelli: Sì. E parlo di una persona con cui non ho mai avuto grandi rapporti, per quanto sia torinese e della mia generazione. Lui considera il mio Oltre il 900 un libro velenoso. Non ne condivide neppure una riga e del resto io sono distante dai suoi riferimenti storici e culturali: lui è un trozkista, con fortissimi riferimenti al comunismo novecentesco non stalinista. Eppure nonostante tutte queste differenze ritengo assolutamente inaccettabile che per aver tenuto ferma la sua posizione su cose in cui crede, venga considerato come un nemico pericoloso da cancellare. Il che mi fa riflettere su un altro aspetto.
Vita: Quale?
Revelli: Questo episodio scopre un problema molto pesante che questa sinistra non vuole considerare. Un problema che ha a che fare con alcuni elementi profondi di trasformazione della nostra democrazia: dentro questi cambiamenti la strategia fondamentale di rappresentare i movimenti nelle istituzioni, cade.
Vita: Tutto per gli insulti a Turigliatto?
Revelli: Se rileggiamo l?ultimo mese, dal proclama di Bucarest di Prodi al mercoledì nero al Senato, emerge un fatto chiaro: chi si dichiara rappresentante delle istanze dei movimenti si è trasformato in una minaccia per i movimenti stessi.
Vita: Minaccia in che senso?
Revelli: Minaccia reale. Chi difendeva le proprie ragioni finiva con lo strisciare contro i muri come se fosse responsabile di ?prodicidio?, come se fosse un agente di Berlusconi. Questo significa non solo che non c?è spazio per rappresentare nelle istituzioni quelle istanze, ma che quella rappresentanza diventa controproducente, si ribalta nel suo contrario. è diventata una spada di Damocle sulla testa dei movimenti.
Vita: Come si spiega questa deriva?
Revelli: Me lo spiego con la mutazione genetica della nostra democrazia, che da democrazia rappresentativa si è trasformata in oligarchia in senso proprio. La democrazia è sempre stata un po? oligarchica, anche se di oligarchie elettive si trattava: nessuno si illude più sulle democrazie dirette. Ma erano democrazie che si reggevano su rapporti verticali tra governati e governanti. Oggi invece quel rapporto verticale è stato sostituito da un rapporto tutto orizzontale tra le varie componenti delle oligarchie al potere. Sono rapporti orizzontali tra sezioni di oligarchie che rispondono l?uno all?altro e non più ai propri rappresentati. Come dimostrano i fatti recenti, le sensibilità non contano nulla, anzi diventano un enorme problema su cui si scarica tutto il peso della responsabilità.
Vita: C?è da pensare che quelle sensibilità sarebbero state meglio difese da una forza che stava all?opposizione. Con Rifondazione al governo la Tav passa. Con il Prc fuori la pressione della protesta avrebbe avuto più chance?.
Revelli: Forse sì. A patto che non si vivesse sulla base di rigidità ideologiche ma con responsabilità nei confronti dei propri rappresentati. Oggi i pro Tav hanno oggettivamente molti meno problemi?
Vita: Eppure Bertinotti negli ultimi tempi era uscito allo scoperto su temi molto sensibili: l?intervista a Repubblica sulla necessità di riscoprire il comunitarismo. La visita in Sud America ai progetti sociali della cooperazione italiana?
Revelli: Quelle posizioni di Bertinotti erano parse anche a me una grande promessa. Ma poi ha prevalso la forza delle strutture. Beppe Castronovo, presidente del Consiglio comunale di Torino, è finito all?ospedale per aver espresso solidarietà umana, non politica, a Turigliatto. Lo hanno bombardato di insulti. E alla fine è finito in terapia intensiva.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.