Welfare

HRW rivela i nomi dei 39 prigionieri fantasma della Cia

L'organizzazione Usa per i diritti umani ha stilato la lista sulla base di interviste con ex detenuti e controllando le notizie dai paesi dove i prigionieri sono stati arrestati

di Paolo Manzo

Prigionieri fantasma: 38 uomini ed una donna catturati in questi anni di guerra al terrorismo e trasferiti in uno dei tanti centri di detenzione segreti della Cia. Ora, con una lettera a George Bush, Human Right Watch rivela l’identita’ di questo gruppo di ‘ghost prisoner’ e chiede che venga detta la verita’ su tutte le persone catturate e detenute dalla Cia dal 2001 ad oggi. L’organizzazione per i diritti umani americana e’ riuscita a stilare questa lista sulla base di interviste con gli ex detenuti, con le autorita’ locali, gli avvocati ed i familiari e controllando le notizie dal Pakistan, dall’Arabia Saudita ed altri paesi dove i prigionieri fantasma sono stati arrestati. Tra i 39 nomi, quello di Khalid al-Zawahiri, un egiziano catturato nel Waziristan meridionale nel febbraio del 2004 e secondo Hrw sarebbe con ogni probabilita’ il figlio del numero due di al Qaeda. Si chiama invece Aafia Siddiqui, che nella lista dei ‘most wanted’ dell’Fbi per un suo possibile coinvolgimento in piani per lanciare attacchi terroristici sul territorio americano. “La pratica di far scomparire le persone, tenendole chiuse in prigioni segrete senza nessun processo legale, e’ in completa violazione del diritto internazionale, se queste persone sono coinvolte in attivita’ terroristiche devono essere incriminate e processate, non fatte sparire” ha dichiarato Joanne Mariner di Hrw.

La Casa Bianca – che ha riconosciuto solo lo scorso settembre l’esistenza delle prigioni segrete, quando lo stesso Bush ha reso noto che Khalid Shakih Mohammed ed altri 13 sospetti terroristi erano stati trasferiti da queste a Guantanamo – non ha voluto replicare alle accuse dell’organizzazione umanitaria, lasciando alla Cia il delicato compito. “Il programma di interrogatori dei terroristi dell’agenzia e’ stato condotto nel rispetto della legge, con molta attenzione ed uno stretto controllo, rendendo possibile raccogliere informazioni vitali per sventare attacchi e salvare vite” ha detto Paul Gimigliano, portavoce dell’agenzia. Insieme alla lettera a Bush, Hrw ha pubblicato un rapporto, dal titolo ‘Prigioniero fantasma: due anni nelle carceri segrete della Cia’, con il racconto di Marwan Jabour, un palestinese arrestato nel maggio del 2004 a Lahore in Pakistan e trasferito in una prigione segreta della Cia in una “villa isolata” in quartiere elegante di Islamabad, dove e’ stato interrogato da agenti pakistani ed americani.

Jabour ricorda di aver visto almeno 20 detenuti all’interno della villa le cui stanze erano state trasformate in celle, tra i quali anche un sedicenne figlio di uno sceicco egiziano. Il palestinese racconta di essere stato tenuto per cinque settimane incatenato al muro, con le guardie pakistane che lo picchiavano di notte dopo incessanti interrogatori da parte degli americani. L’uomo e’ stato trasferito poi in un’altra prigione segreta Cia, con ogni probabilita’ in Afghanistan, e dopo due anni di abusi e continui interrogatori da parte di americani che il palestinese descrive “tra i 20 ed i 30 anni”. L’odissea di Jabour e’ finita , nell’estate del 2006 con un volo segreto, a bordo di un aereo dove l’uomo e’ stato legato, bendato e sedato, verso la Giordania. Jabour ricorda di essersi svegliato in un ufficio della polizia giordana: “non sapevo se mi avrebbero rilasciato, ma ho detto loro tutto quello che sapevo”. I giordani fecero intervenire la Croce Rossa che, per la prima volta in oltre due anni, fece avere notizie di Jabour alla sua famiglia a Gaza. Dopo sei settimane il trasferimento in Israele, e dopo due mesi di prigione ad Haifa, gli israeliani rinunciano a qualsiasi tipo di incriminazione e lo rimandano a casa a Gaza. Alle denunce di Hrw, l’intelligence americana risponde sostenendo che Jabour era un ‘pericoloso membro di al Qaeda’, affermazione in contraddizione con la decisione di rilasciarlo dopo due anni di detenzione segreta. “E’ stato addestrato in Afghanistan ed ha combattuto con i talebani primi di lavorare con al Qaeda, coinvolto nei tentativi di ottenere armi chimiche e batteriologiche” ha dichiarato un funzionario al Washington Post. Jabour, replica Hrw, ha ammesso i legami con gli estremisti islamici in Pakistan e la partecipazione ad un campo di addestramento in Afghanistan, ma nega ogni coinvolgimento con l’organizzazione terroristica.

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