Cultura

Servizio civile: cosa non funziona?

Perchè il servizio civile non ha fatto il pieno. Adesioni in calo per la prima volta in quattro anni. Inchiesta su VITA magazine in edicola ancora fino a giovedì

di Redazione

Dopo quattro anni il servizio civile volontario tira il freno. Nel 2006 per la prima volta dalla sua istituzione si è invertita la tendenza di crescita costante delle percentuali di copertura dei posti disponibili, da parte dei ragazzi. Una statistica elaborata dall?ufficio nazionale che Vita ha potuto visionare in anteprima, fra le più significative perché misura l?indice di gradimento dei giovani rispetto al servizio civile volontario, a prescindere dal numero degli avvii disponibili. L?anno scorso il 10,5% dei posti è infatti rimasto vuoto. Nel 2005 era stato solo il 6%.

Stop temporaneo o prime avvisaglie di crisi? Fasciarsi la testa prima di rompersela sarebbe un errore, anche perché quello del 2006 rimane un buon dato, superiore, per esempio, all?83% del 2004. Ma una schietta analisi del trend comunque si impone. Ne sono convinti sia i dirigenti dell?Scn, sia le associazioni, sia, infine, gli stessi ragazzi. Premette Diego Cipriani, direttore dell?Ufficio nazionale: «Non sono ancora in grado di dire se è quello che è avvenuto, ma prima o dopo, come è già capitato alla leva volontaria, anche il sistema del servizio civile raggiungerà un punto di saturazione».

5 ore in più la settimana…
Detto questo, fra gli esperti è opinione diffusa che l?innalzamento da 25 a 30 ore dell?orario di servizio settimanale entrato a regime proprio dal 2006 abbia costituito un ostacolo rilevante «perché ha reso più complicato conciliare l?attività di volontariato con l?università», nota ancora Cipriani. Oltre allo studio questa norma ha intralciato i piani «anche di chi pensava di poter integrare la paga di 433 euro con qualche lavoretto», aggiunge Emanuele Pizzo, che insieme a Concetto Russo rappresenta i volontari nella Consulta nazionale. «Varrebbe quindi la pena», ragiona Pizzo, «ritornare al vecchio sistema, oppure allargare le maglie dei permessi straordinari altrimenti si cade nel paradosso di allettare l?ingresso degli universitari attraverso i crediti formativi, senza poi dare loro la possibilità di rimanere in corso con gli esami».

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