Cultura

Armi: conferenza internazionale sulle bombe a grappolo

Grandi assenti Stati Uniti e Israele

di Joshua Massarenti

Si è aperta oggi a Oslo la prima conferenza internazionale per imporre il divieto delle bombe a grappolo. Presenti, oltre alle organizzazioni non governative, una decine di paesi fra cui spicca l’assenza di Stati Uniti e di Israele. Una bomba a grappolo può contenere fino a piccole 650 piccole bombe che, una volta esplosa, si disperdono su un ampio raggio. Alcune di esse rimangono inesplose per anni, rimanendo comunque pericolissime per gli esseri umani. “Durante le guerre in Iraq e in Kosovo” sottolinea Steve Goose, copresidente della Coalizione contro le bombe a grappolo, “questo tipo di armi ha ucciso più civili di qualsiasi altra arma”.

“E’ arrivato il momento di ammettere che abbiamo bisogno di un nuovo strumento internazionale per vietare le bombe a grappolo, armi dalle conseguenze umanitarie inacettabili” ha dichiarato il ministro degli Esteri norvegese Jonas Gahr Stoere in apertura di conferenza. L’obiettivo essendo quello di raggiungere un accordo “da qui al 2008”.

L’iniziativa norvegese segue il fallimento della Conferenza di esame della Convenzione sulle armi classiche svolatsi nel novembre scorso a Ginevra. La Norvegia spera così ripetere il successo ottenuto nel 1997 quando convocò una conferenza che sfociò nella convenzione internazionale in cui le mine antipersonale furono bandite (oggi hanno firmato questa convenzione 152 paesi).

Ma alcuni preferiscono rimanere prudenti. “Tra i nostri timori” spiega Nicholas Sims, esperto della London Shool of Economis di Londra, “è che con le bombe a grappolo, la convenzione sia rispettata dai paesi già in accordo senza ottenere il minimo impatto sui paesi che soffrono e quelli che fabbricano questo tipo di bombe”.

Tra i paesi consenzienti, ci sono la Norvegia, la Svezia, la Germania, il Mozambico e l’Angola, mentre Gran Bretagna, Stati Uniti, Israele, Cina, Francia, India e Russia si dichiarano contrari.

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