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Appalti e garanzie, a caccia di fideiussori

La nostra cooperativa sociale ha dovuto rinunciare a un bando per perché non siamo riusciti a trovare la fideiussione bancaria o assicurativa che doveva essere presentata ...

di Redazione

La nostra cooperativa sociale, grazie a dedizione al lavoro e serietà, dopo qualche anno di attività è riuscita a raggiungere dei risultati soddisfacenti per tutti i soci lavoratori. Avevamo deciso di partecipare a un bando per l?assegnazione del servizio di trasporto anziani e disabili per il nostro Comune, ma abbiamo dovuto rinunciare perché non siamo riusciti a trovare la fideiussione bancaria o assicurativa che doveva essere presentata. Vorremmo capire perché ci è stata rifiutata e cosa possiamo fare per non incorrere nuovamente in questa situazione.

Non è la prima volta che ci vengono sottoposti quesiti di questo tenore perché questa situazione è un fenomeno purtroppo comune; a cooperative efficienti sono di fatto precluse possibilità di crescita per via della loro forma societaria. Se prendiamo atto delle regole e degli usi degli assicuratori che prestano garanzie, possiamo capire quale sia la logica in cui si arenano le domande di fideiussioni, e quindi risolvere (in parte) il problema.

La fideiussione è l?impegno della compagnia di assicurazioni a pagare una determinata somma in caso di mancato assolvimento da parte del contraente di un?obbligazione, corrispondente all?esecuzione dell?oggetto del contratto dell?appalto da aggiudicare. Le compagnie, per concedere il loro impegno, prendono in considerazione ed esprimono una valutazione sul richiedente che si basa su aspetti oggettivi tra cui i principali sono la capacità di produrre reddito e la situazione patrimoniale. Ammesso che le capacità operative e quindi reddituali della cooperativa siano giudicate positivamente, spesso la mancanza di un vero capitale, ma soprattutto la carenza di beni immobili, rappresenta la nota dolente.

I fideiussori possono essere chiamati a versare la garanzia per inadempimento e vogliono premunirsi, sapendo di potersi rivalere sul patrimonio del garantito. Resta così la possibilità di ricorrere alla co-obbligazione: una o più società o persone fisiche (soci, amministratori o terzi) si prestano a impegnarsi al fianco del contraente con il loro patrimonio, vengono sottoposti alla medesima istruttoria e in caso di escussione della garanzia da parte del beneficiario sono obbligati in solido.

Questo il quadro della situazione. Più difficile è rispondere in merito a come superare questa impasse ed evitare di trovarsi nella condizione non solo di non poter concorrere a gare d?appalto, ma anche di non poter accedere a servizi di fornitura di beni. Attualmente esistono delle iniziative (consorzi fidi, alcune fondazioni e qualche strumento mutuale) per sostenere il mondo cooperativo nel reperimento delle garanzie a fronte delle obbligazioni contrattuali assunte. Tuttavia, appurata l?esigenza di un garante terzo, dotato di un patrimonio e disposto a impegnarsi al fianco dell?obbligato principale, la soluzione percorribile – concettualmente più interessante – sarebbe che alcuni enti che si muovono nell?area del terzo settore – come alcune fondazioni dotate di risorse (beni immobili ma anche patrimoni ricevuti a titolo di donazioni) – ne convogliassero una parte in una nuova figura giuridica, simile a un fondo. Questi beni, messi a reddito, renderebbero degli interessi alle fondazioni e permetterebbero alle associazioni di offrire un valido co-obbligato al momento della richiesta di una fideiussione. Un segno tangibile di un desiderio di crescita per una fetta di mondo del lavoro che può provare di essere diventato grande.

Giacomo Rustioni
collaboratore
Shield Risk Management


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