Formazione

Carol Tarantelli: Scalzone? È uno svalvonato

Le nuove Br? «è il solito delirio». Il perdono? «Solo se viene chiesto. Altrimenti c’è il diritto alla rabbia»

di Sara De Carli

Ventidue anni fa suo marito fu ucciso da una mitraglietta Skorpion nel parcheggio dell?università. Era Ezio Tarantelli, consulente della Banca d?Italia, presidente del Centro studi economici della Cisl. Una Skorpion come quelle trovate nei giorni scorsi nell?arsenale seppellito nella campagna di Bovolenta (Padova). Carol Beebe Tarantelli, psicanalista, già parlamentare della Sinistra indipendente, pochi giorni fa era a Milano per incontrare i volontari dell?Oftal, quelli che portano i malati a Lourdes, e parlare con loro di perdono.

Vita: Una coincidenza stridente? come si è sentita?
Carol Tarantelli: Penso che siamo di fronte alla continuazione dello medesimo delirio che avevano le Br dell?inizio. Sì, delirio. Perché nei loro propositi, nelle loro dichiarazioni, capisco che questi vivono uno scollamento con la realtà. Ci sono trenta persone che parlano a nome di un?intera categoria o classe, dicendo che possono scatenare uno tsunami di protesta sociale, così come le vecchie Br pensavano di scatenare una rivoluzione. Leggo di gente che critica il tentativo di far passare i compagni arrestati come isolati, perché si tratterebbe invece di compagni interni alle battaglie di tutti i proletari e di tutti i comunisti. Di tutti i proletari e i comunisti? È assurdo. Giorgio Bocca, che ha intervistato quasi tutti i terroristi degli anni 70, ha riscontrato come tratto comune la preminenza delle motivazioni soggettive, di affermazione di sé. L?ideologia delle Br e del terrorismo odierno è solo una copertura per un istinto distruttivo soggettivo, è un?idealizzazione della distruzione, per giustificarla. È un fenomeno che va posto in un?ottica soggettiva, è sempre stato così. Per questo non si tratta di politica.

Vita: Quindi non ha paura?
Tarantelli: Possono essere molto pericolosi, perché per ammazzare una persona non protetta da scorta bastano cinque persone. Le armi possono fare molto male in questo senso, ma non possono creare consenso. Il delitto Moro è stato un grande spartiacque: gli italiani da lì si sono come rivoltati contro il terrorismo, si sono dissociati, e questo è aumentato ad ogni morte dopo Moro.

Vita: La dissociazione continua o tra il caso Sofri, quello di Scalzone, l?anniversario del 77 le sembra ci sia una mancanza di presa di distanza?
Tarantelli: Io penso che Scalzone sia svalvolato, come quel giapponese che hanno trovato nella giungla 40 anni dopo la fine della guerra, e ancora combatteva.

Vita: Perché parla di extrapolitica?
Tarantelli: Agiscono nella sfera della politica perché fanno delitti indirizzati a persone pubbliche, ma non è politica. La politica è l?arte del possibile. Vuol dire avere il senso delle forze in campo. Quando tu pensi di poter fare uno tsunami di protesta sociale, tu non sei in contatto con le forze reali. Non stai facendo politica, se no queste cose te le chiederesti. E anche quella degli anni 70 non è stata una guerra civile, la guerra civile mica la seda la polizia, ci vuole l?esercito. Insisto perché ci sono alcuni intellettuali oggi che sposano questa tesi e parlano di guerra civile.

Vita: Pochi giorni prima dei nuovi arresti lei parlava di perdono. Cosa ha detto in quell?incontro?
Tarantelli: Se una persona disconosce una qualsiasi comunanza con il mio universo di valori, comunanza che si basa sul diritto all?esistenza di ciò che è altro da me, se io lo perdono gli faccio un?offesa: non lo riconosco nella sua alterità. Io insisto a criticare il terrorismo dal punto di vista politico perché così facendo io riconosco il loro universo. È più rispettoso e anche più impietoso. Io penso poi che il perdono è un incontro tra due persone che lo chiedono. Cosa perdono a fare il killer di Ezio, Antonino Fosso, che ha scritto la rivendicazione dell?assassinio di Marco Biagi? Non ha senso. È importantissimo riconoscere il diritto alla rabbia e al dolore delle vittime.

Vita: Però lei da parlamentare si è adoperata per l?approvazione della legge Gozzini, che valorizza il recupero delle persone in carcere…
Tarantelli: Lo rivendico, ne sono fiera. Lo rifarei. Anche se chi ha organizzato l?assassinio di mio marito ne beneficia. Io non posso essere contenta di questo, però sono convinta che si debba lavorare per una pena giusta ed equa.


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