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Le mamme non donano per poca informazione

Cellule staminali/Il punto sull’altra possibilità: la donazione, se i cordoni triplicassero ci sarebbe compatibilità per tutti

di Sara De Carli

Al primo posto ci sono le leucemie pediatriche, che in Italia colpiscono ogni anno 430 bambini sotto i 14 anni. Ma anche altre malattie – gravi ma rare – del sangue: alcune anemie, la talassemia, i linfomi, alcune immunodeficienze. Con le staminali del cordone ombelicale le malattie che si possono curare sono queste. Con gli stessi risultati di un trapianto di midollo osseo, più difficile da trovare. Il vantaggio del cordone ombelicale è questo: si può usare anche se la compatibilità non è al 100%. Per questo l?Ail – Associazione italiana contro le leucemie invita a donarlo: «Dalla vita per la vita» il suo slogan.

Nella rete italiana oggi ci sono circa 38mila cordoni ?bancati?. Ogni anno, 70 vengono utilizzati per un trapianto. Nei neanche 15 anni di vita del sistema, l?Italia ha donato 522 cordoni: 445 sono stati utilizzati per estranei e 77 per fratelli. Nel mondo, invece, il Bone Marrow Donors Worldwilde conta 254mila cordoni bancati e 4mila trapianti l?anno: solo nel 2006 ci sono stati 800mila donatori e 41mila unità bancate. Ma i numeri in assoluto dicono poco. Questi cordoni sono tanti o pochi? «L?indicazione degli esperti è di triplicare le unità bancate», dice Paolo Rebulla, direttore della Milano Cord Blood Bank. «Con quei numeri potremmo migliorare il livello della compatibilità senza dilatare eccessivamente i costi. È vero che la richiesta di cordoni non è infinita: già oggi, con 254mila unità, chi cerca un cordone lo trova sempre. Questo perché il cordone si può usare anche se la compatibilità non è perfetta: avendo un inventario più ampio però sarebbe più facile trovare la compatibilità perfetta o, a parità di compatibilità, cordoni con un maggior numero di cellule».

Se il bisogno c?è, perché la donazione è così poco incentivata? Le mamme lamentano la scarsità di informazioni, che vorrebbero donare ma nell?ospedale dove partoriscono non si può fare, che addirittura le banche rifiuterebbero i cordoni perché tanto dei ?nostri? ce ne sono già troppi? «Nessuna banca rifiuta cordoni. È vero le donazioni tra donatori non caucasici andrebbero incentivate. Per il resto, le mamme hanno una grande disponibilità a donare, noi invece fatichiamo a far capire che il sistema impone procedure rigide. Finora il personale ostetrico e ginecologico è stato generosissimo: cambiare marcia vuol dire anche trovare incentivi per il personale».

Anche l?Adisco – Associazione donatrici italiane sangue del cordone ombelicale conviene che la qualità conta più della quantità: «Solo il 30% dei cordoni donati arriva in banca», spiega Gloria Pratavà. «Spesso la quantità di sangue o il numero di cellule presenti è insufficiente. Per le mamme è una delusione, ma i cordoni scartati vengono utilizzati per la ricerca, non sono buttati. Le sacche italiane sono ambitissime per questa qualità elevata, perché nei trapianti danno ottimi risultati».


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