Non profit

E ora la politica ritrovi se stessa

Una cosa è certa dopo l’incredibile risultato elettorale del 9 aprile: la politica non può fingere di uscire da un normale verdetto elettorale e continuare come se niente fosse.

di Giuseppe Frangi

Una cosa è certa dopo l?incredibile risultato elettorale del 9 aprile: la politica non può fingere di uscire da un normale verdetto elettorale e continuare come se niente fosse. La politica, questa volta, è chiamata a inventarsi qualcosa. Chi ha vinto, ha oggettivamente vinto di un?inezia e approfittando di una legge elettorale che aveva giustamente combattuto e contestato. Chi ha perso, ha mostrato una capacità di recupero che lo ha portato a un soffio dal clamoroso sovvertimento dei verdetti, spiazzando tutti gli osservatori. Certamente è un risultato difficile, specchio di un paese non solo spaccato ma come paralizzato; incapace o impossibilitato a indicare una scelta precisa e chiara per il proprio futuro. L?Italia che non decide e che si divide in due metà praticamente identiche è un paese finito di fatto in una impasse. Per questo la politica deve assolutamente uscire dal solito schema, come del resto aveva suggerito lo stesso Prodi nel bel appello elettorale con cui aveva concluso il secondo confronto televisivo. Occorre un gesto concreto di pacificazione, però, non solo delle esortazioni. L?Italia che nella campagna elettorale è stata intossicata, anzi aggredita da una politica tanto prepotente quanto lontana dalle questioni reali e che ha diviso il paese più di quanto sia nella realtà già diviso, difficilmente potrebbe reggere il contraccolpo di un nuovo, prolungato isterismo istituzionale. In campagna elettorale l?opposizione ha giustamente dipinto l?Italia come un paese assediato dai problemi e da una sorta di demotivazione profonda. Pensare che quei problemi possano essere affrontati in uno scenario che non comprenda come assoluta priorità la costruzione di un più di unità e di collaborazione almeno sulle riforme istituzionali, a partire dalla legge elettorale, è da matti. Se l?Unione trovasse una capacità d?iniziativa in questa direzione potrebbe ricevere un?investitura ben più decisiva di quella che una millimetrica percentuale le ha dato nelle urne. Naturalmente ci auguriamo che questo accada, ma siamo convinti che potrà accadere solo se la politica ritornerà a respirare la società. Nel suo primo articolo da commentatore politico di Vita, Savino Pezzotta giustamente sottolinea come sia utopistico: «Pensare che l?unità degli italiani possa essere ricreata dalle forze politiche. Esse possono contribuire a far calare la tensione, ma il compito di ricreare la coesione sociale sta oggi in capo al sociale e alle sue organizzazioni». A tutti, in questo momento confuso e difficile, è richiesto un più di responsabilità e di cultura civile: alla politica, perché ritrovi le ragioni che sole possono rimetterla a servizio del paese, alle organizzazioni sociali perché riprendano a costruire coesione. Anche per questo Vita, da questa settimana e per un intero mese, esce al prezzo eccezionale di un euro. Viviamo in un momento in cui davvero crediamo ci sia bisogno di un surplus di informazione ?senza fine di lucro? e senza ragioni di bottega in questo paese. Un?informazione che aiuti a ricostruire e ritessere i fili della convivenza anche attraverso un?informazione che nasce dal basso. Vogliamo che questa opportunità di informazione diversa sia il più possibile per tutti.


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