Sostenibilità

I sensori verdi dell’inquinamento

Sono i primi a segnalare i danni prodotti dall’uomo nell’atmosfera: studiando gli alberi, si riescono a proporre rimedi. Come per le piogge acide

di Chiara Sirna

Gli alberi sono i primi a soffrire per l?inquinamento e quindi sono anche i primi a lanciare l?allarme. E a raccoglierlo ci sono loro: agenti, ispettori, funzionari del Corpo forestale dello Stato, che dal 1995, con il programma Con.Eco.For, nato su iniziative internazionali a livello paneuropeo (convenzione Un-Ece sull?inquinamento transfrontaliero) ed europeo (regolamento Ue Forest Focus), monitorano costantemente gli ecosistemi di 31 aree in tutta Italia. «Con ottimi risultati», precisa Bruno Petriccione,vice questore aggiunto del Cfs e responsabile del programma, «tanto che siamo riusciti a far cambiare negli anni le scelte di politica ambientale». Ecomondo: Cosa fate concretamente? Bruno Petriccione: Misuriamo i parametri chimici delle piogge, la composizione del suolo e delle foglie, analizziamo l?evoluzione della vegetazione, gli stati di defoliazione e decolorazione e i cicli delle piante. Ecomondo: Chi vi finanzia? Petriccione: Al 50% l?Unione europea e al 50% lo Stato italiano, in attuazione però di norme approvate a livello internazionale. Ecomondo: Qual è l?utilità del programma? Petriccione: Intanto si crea una banca dati europea, nella quale confluiscono i risultati nostri e quelli degli altri 24 Paesi membri. Ecomondo: Ma a cosa servono i dati? Petriccione: Ad avere un campanello d?allarme precoce per salvaguardare la biodiversità. Ecomondo: Chi vi ascolta ? Petriccione: Dall?86 l?Unione europea ha emanato dei regolamenti per ridurre l?effetto dell?inquinamento atmosferico e quindi le emissioni industriali inquinanti, istituendo anche sistemi di monitoraggio. Ecomondo: Ma l?inquinamento continua a crescere… Petriccione: Con.Eco.For è uno dei pochi progetti ad aver avuto un?incidenza. Nei primi dieci anni di attività, la quantità di inquinamento nell?Europa occidentale è diminuita. E così anche quando sono entrati i Paesi dell?Est. Rispetto a vent?anni fa l?inquinamento atmosferico è stato abbattuto dell?80%. Non ci sono più le piogge acide. Ecomondo: Cosa mette in pericolo oggi il pianeta? Petriccione: L?inquinamento deriva dai trasporti e dalle emissioni delle città. L?ozono prodotto dai motori a scoppio è letale. Arriva poi a intaccare le foreste e danneggiare le piante. Oggi i danni alla vegetazione causati da inquinamento industriale non ci sono più. Un problema lo abbiamo risolto, ne è nato un altro. Ecomondo: E quindi, cosa state cercando di fare? Petriccione: C?è una trattativa per un protocollo con l?Onu perché si imponga di diminuire le emissioni di ozono. Un nostro progetto pilota ha dimostrato che se continuiamo con questo clima, nei prossimi 100 anni spariranno delle specie nelle foreste. E quindi si creerà uno scompenso interno pericolosissimo.


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