Volontariato

Un altro sguardo sull’immigrazione

Con il prossimo numero di VITA un regalo da non perdere: un libro che racconta il viaggio realizzato da Paolo Ferrero per incontrare le associazioni degli immigrati...

di Giuseppe Frangi

Con il prossimo numero di <i>Vita</i> i lettori troveranno un regalo da non perdere: è un libro che è il racconto di un lungo viaggio realizzato sul territorio dal ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, per incontrare le associazioni degli immigrati. Con il ministro c?era una brava giornalista, Elisa Cozzarini, che ha raccontato fedelmente la cronaca di queste 15 assemblee da Cerignola a Milano, da Trieste a Palermo. Perché abbiamo fatto questo libro? Perché vi raccomandiamo non solo di non perderlo ma di far girare la voce il più possibile? Perché crediamo che questo libro incarni un metodo solidale e vincente.

Facciamo un passo indietro. L?immigrazione in questi anni è stata senza ombra di dubbio il fenomeno socialmente più rivelante del nostro Paese. Il suo portato di novità, di ricchezza umana, culturale ed anche economica è stato enorme. Ma come tutte le novità ha portato con sé anche tensioni, drammi, incomprensioni. Come affrontarle? Come disinnescarle? In questi anni abbiamo visto la politica e la cultura restare spesso prigioniere di preconcetti e di astrazioni, incapaci di intercettare i fenomeni. Così tante volte la realtà è scoppiata tra le mani di chi avrebbe dovuto gestirla e guidarla.

Naturalmente nessuno davanti ad un fenomeno di queste dimensioni può avanzare la pretesa di avere ricette sicure. Piuttosto c?è bisogno di intelligenza, ma anche della pazienza per il dialogo e per la mediazione continua. L?immigrazione porta nel nostro microcosmo il mondo intero. Riversa qui tensioni che vengono vissute come locali, ma che sono eco di tensioni globali. Per questo c?è bisogno di un approccio nuovo. Di sperimentare strade nuove. C?è bisogno di più conoscenza reciproca. Perché la conoscenza smussa le differenze, anzi le trasforma in curiosità, magari anche in amicizia.

Invece troppe volte accade che i preconcetti prevalgano e tutti lavorino ad allargare le contrapposizioni, invece che a ricucirle. I media in questo hanno responsabilità enormi, perché spesso e volontieri si trasformano in casse di risonanza di luoghi comuni o addirittura in cacciatori famelici di conflitti.

Proprio per questo il libro che troverete con <i>Vita</i> suggerisce una novità proprio nell?approccio. È un libro tutto orizzontale, dove l?ascolto è l?azione fondamentale. Non ci sono ricette, non ci sono risposte, per quanto buone, ai problemi posti dalle varie comunità incontrate. Ci sono invece esperienze, aspirazioni, domande. E il tutto è poi diventato un racconto, perché il racconto è un atto sociale. È un lavoro che cambia lo sguardo, che aiuta la realtà a camminare liberandosi dai sospetti. Che rende pubblico quello che una cattiva politica vorrebbe tenere relegato nei sottoscala della vita.

Ce lo ha insegnato un amico come Aldo Bonomi che proprio in questi giorni è stato promotore di un?iniziativa di grande valore umano e civile. Dalle pagine di <i>Repubblica</i> ha sollevato lo scandalo della comunità Rom costretta ad andarsene da Opera (alle porte di Milano) nonostante avesse firmato il patto di socialità. L?intolleranza becera di troppe persone aveva reso loro la vita impossibile. In quell?articolo Bonomi ha invitato tutti a incontrarsi e a ragionare su quello che era accaduto. E per capire come uscire da quella situazione, che rappresentava una disumanità da incubo. È stato un gesto orizzontale anche questo. Di ascolto e di riflessione. Ma è solo così che si costruisce una socialità possibile.

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