Famiglia

Tommaso: le riflessioni del direttore di Save the Children

Valerio Neri il direttore generale della charity Save The Children, padre e scrittore riflette sul caso di Tommaso: «Il male esiste e con i figli bisogna parlarne»

di Carlotta Jesi

Sua mamma, suo papà e suo fratello maggiore prima del trauma. Poi il rapimento, la sensazione orrenda di essere strattonati via da estranei che, sotto il casco, estranei non sono. E i segnali emotivi lasciati da questi estranei in casa sua, ancora prima del rapimento.
La tragedia del piccolo Tommaso Onofri, Valerio Neri lo scrittore la farebbe raccontare a Tommaso Onofri. «M’affiderei alla sua percezione emotiva, e ne verrebbe fuori una storia fuori misura, perché dovrei dare a questo bimbo un senso della realtà esagerato rispetto alla sua età». Sarebbe un artificio, ammette, di quelli che si possono usare solo in letteratura. Di quelli che potrebbe usare Valerio Neri lo scrittore. Valerio Neri il direttore generale della charity Save The Children, no. Da esperto di diritti all’infanzia, può rifarsi solo alla realtà. E la realtà è questa: «I bimbi piccoli, i più deboli tra i deboli, attraggano il sadismo più distruttivo. Andiamo ripetendo che i bimbi sono uno dei massimi valori della società, ma l’attenzione che rivolgiamo loro è solo ipocrita».
Vita: Perché ipocrita?
Valerio Neri: Per motivi biechi. Perché dare una vera attenzione ai bambini vorrebbe dire accettare che gli adulti facciano un passo indietro. Vorrebbe dire fare leggi che li proteggano veramente.
Vita: E non ci sono?
Neri: Nel caso dei bambini coinvolti in un processo, per esempio, no: possono essere interrogati con modalità che non rispettano il loro essere piccoli e deboli. Nel caso dei minori immigrati non accompagnati trovati nel nostro Paese, invece, c’è una buona legge che ci impone di curarli, sfamarli, accoglierli e dargli un’istruzione fino alla maggiore età. Però questa legge non viene applicata perché nessuno la conosce. Resta una legge irreale. Crediamo che l’Italia difenda l’infanzia, in realtà dietro all’infanzia c’è il misconoscimento della debolezza. Per la nostra società, i bambini sono fastidiosamente deboli.
Vita: La storia di Tommaso ha lasciato addosso a tutti un forte senso di impotenza. Come spiegherebbe alla gente che invece i bambini si possono proteggere?
Neri: Penserei a uno slogan sul fatto che il male esiste, e che bisogna parlarne. Sembra che i genitori, per primi, se ne vogliano dimenticare, quasi per esorcizzarlo. Ma il male c’è, qui, adesso. E se c’è ovunque, c’è anche nella famiglia. Sapere che esiste, e parlarne, già ci protegge. Bisogna affrontarlo.
Vita: È padre di due figli, come parla loro del male?
Neri: Aiutandoli a fare i conti con la realtà. Senza fare finita che nella realtà il male non c’è o che riguardi solo gli altri. È importante che i genitori non deleghino il loro ruolo: alla scuola, al maestro di nuoto, alla baby sitter, alla televisione. La genitorialità diffusa che deresponsabilizza è rischiosa.

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