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Le cooperative non possono attendere

Che fine ha fatto il ddl sullo statuto del socio lavoratore?

di Francesco Maggio

Procede lentamente, anzi, praticamente è fermo, l?iter legislativo del disegno di legge n. 3512, presentato dal ministero del Lavoro il 16 settembre in Senato, e che dovrebbe revisionare la legislazione in materia cooperativistica, con particolare riferimento al socio lavoratore.
In ripetute circostanze ci siamo occupati della questione, sottolineando i tratti di incomprensibilità di un ritardo accumulatosi dapprima a livello governativo, nell?emanazione del disegno di legge, e oggi in Parlamento, nell?avvio della discussione del provvedimento. Che, giova ricordarlo, si caratterizza fondamentalmente per tre punti qualificanti: a) il riconoscimento di una doppia natura giuridica del socio-lavoratore, da un lato socio e dall?altro lavoratore, a seconda dei casi, subordinato, autonomo, collaboratore coordinato e continuativo. In sostanza, viene introdotto il principio della duplicità dei rapporti contrattuali in capo al socio della cooperativa di lavoro che, in aggiunta a quello associativo, potrà stipulare un contratto di lavoro subordinato o di altro tipo; b) l?applicabilità, per i soci di cooperative di lavoro, di alcuni articoli dello Statuto dei diritti dei lavoratori in materia di libertà sindacale (come l?introduzione di minimi salariali stabiliti attraverso la contrattazione collettiva nazionale di settore) e di trattamenti economici ulteriori rispetto a quelli minimi previsti, che l?assemblea dei soci potrà discrezionalmente deliberare (ad esempio, attraverso un aumento gratuito del capitale sociale); c) la previsione di una procedura di certificazione dei regolamenti adottati dalle cooperative per disciplinare i rapporti di lavoro, da effettuarsi ad opera delle Direzioni provinciali del lavoro, in cui saranno presenti le associazioni cooperative e le organizzazioni sindacali. Al riguardo, il ddl 3512 delega al governo il compito di emanare le disposizioni di legge in materia di certificazione, necessarie a garantire la trasparenza della duplice attività contrattuale posta in essere dalla cooperativa e dal socio.
Come vive il mondo cooperativo e, più in generale il Terzo settore, questi continui rinvii? «Il provvedimento va istruito con urgenza», afferma Costanza Fanelli di Lega Coop, «poiché apporterebbe una vera svolta nel mondo cooperativo, dotandolo di uno strumento di flessibilità quantomai utile per creare vera occupazione. Inoltre arginerebbe il fenomeno delle cooperative cosiddette spurie, nate cioè non tanto per promuovere il lavoro dei soci che decidono di mettersi insieme, quanto per ?approvvigionarsi? a basso costo di manodopera».
Anche per Gianfranco Marzocchi, portavoce del Forum permanente del Terzo settore, bisogna necessariamente stringere i tempi: «Il riconoscimento giuridico della figura del socio lavoratore può rappresentare un fatto di enorme importanza per tutto il Terzo settore. Si tratta di un provvedimento che definisce le caratteristiche del rapporto di lavoro in una dimensione organizzativa capace di unire la partecipazione al rischio d?impresa e l?attività lavorativa propriamente tale. Un dato di assoluto rilievo poiché ormai è ampiamente accertato come una più autentica partecipazione dei soci alla gestione dell?impresa sociale possa incidere positivamente sulla qualità finale dei servizi. Purtroppo temo», conclude il portavoce del Forum, «che ci vorrà ancora molto tempo prima che diventi legge dello Stato».
In effetti, se si tiene conto del fatto che, una volta licenziato dalla Commissione lavoro del Senato (dove al momento è fermo), il testo del ddl dovrà affrontare la ?lettura? delle due Camere e che poi, approvata la legge, il governo dovrà emanare le norme che disciplineranno la certificazione dei regolamenti interni delle cooperative, è difficile prevedere l?entrata a regime della legge prima della fine dell?anno in corso. Che almeno, dunque, si cominci a discuterla!

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