Cultura

Quei Rom in fuga da Opera. La morte della piet

Se ne sono andati stanchi e impauriti. Messi nel mirino dalla popolazione. È un fatto che rivela un aspetto spietato della Milano di oggi. Come hanno scritto Aldo Bonomi e Gad Lerner

di Redazione

Ci volevano Gad Lerner ed Aldo Bonomi per farmi sobbalzare e riflettere, per mettere a fuoco un disagio che cova da tempo nella mia coscienza. Quella maledetta sensazione che davvero stiano prevalendo i cattivi sentimenti, che la paura sia un contagio senza vaccino. I rom hanno abbandonato il campo di Opera, alle porte di Milano. «Stanchi e impauriti », scrivono Lerner e Bonomi su <i>Repubblica</i>: «Stiamo parlando di una settantina di cittadini europei muniti di permesso di soggiorno, la metà dei quali bambini».

È vero, è così. A Opera, periferia di Milano (ricordate? <i>Milano, Italia</i>?) è fallito dunque un esperimento di civiltà, piccolo piccolo ma possibile, nonostante l?impegno degli amministratori locali e del volontariato mobilitato da don Colmegna. Francamente ho la sensazione che il richiamo illuminato di questo appello cadrà nell?indifferenza generale, peggio ancora nella derisione silenziosa di una maggioranza ostile, che si alimenta di cose vere e di leggende, di incomprensioni e di risentimento accumulato. La solidarietà vera, quella semplice genuina che si concretizza nell?attenzione a chi ci sta vicino, è spesso morta e sepolta.

È facile essere solidali con persone pulite e in ordine, che parlano la nostra lingua, che si nutrono della nostra cultura. È difficile, sempre più difficile, riconoscere l?umanità ovunque essa sia, anche nella persona che meno ci ispira simpatia e fiducia.

Che cosa siamo diventati? Possibile che la paura vinca e ci incateni davanti al televisore, a vedere disgrazie altrui e a fare zapping sui reality show per distrarci? Quando cominceranno i tempi della speranza? Quando potremo solo accennare al tema della speranza sapendo di non essere trattati da poveri illusi?

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