Famiglia
La mia parrocchia è una trincea
Padre Dominique Lebrun è parroco dellantica cattedrale, che oggi si trova nel cuore di una delle più disastrate banlieue parigine.
Parigi, Saint-Denis. Qui mille anni fa batteva il cuore della Francia, come testimonia la grande cattedrale con tutte le sue tombe di re. Ma è un passato lontano e impercettibile. Oggi Saint-Denis è l?epicentro del sistema banlieue. La cattedrale è sempre lì. Ma tutt?intorno è cresciuto un mondo che nessuno tiene sotto controllo e che nessuno sa più capire. Anche padre Dominique Lebrun, parroco della cattedrale, ammette di essere disorientato. Passare dagli archi a ogiva della chiesa gotica alle architetture brutalmente squadrate dei quartieri dormitorio di questa periferia nord di Parigi non è la cosa più semplice. Ma Padre Lebrun si fa forte con l?umiltà: è consapevole di essere portavoce di una Chiesa costretta a fare i conti, giorno dopo giorno, con il disagio sociale che colpisce le banlieue francesi: «Tra questi disagi, quello che mi colpisce di più è il contrasto fra il numero sproporzionato di imprese che si sono impiantate a Saint-Denis e il tasso di disoccupazione esorbitante che colpisce i nostri ragazzi. Noi, assieme agli imam, i rabbini, il Comune e il mondo associativo, estremamente denso a Saint-Denis, ce la mettiamo tutta per contrastare la precarietà sociale. Ma è un lavoro lungo che potrà dirsi incisivo solo dopo una lunga e profonda riflessione intellettuale sul senso che attribuiamo ai fenomeni in corso, l?immigrazione, la disgregazione familiare, la crisi giovanile, il lavoro».
Vita: Ma la pace sociale è così minacciata a Saint-Denis?
Dominique Lebrun: Assolutamente. Qui si respira un clima sociale deleterio. Nel marzo 2005, si sono contati più di 300 aggressioni nel centro della città, cioè dieci al giorno. Spesso sono ragazzini che aggrediscono degli anziani. Gli stessi che fanno casino sotto casa mia fino alle due del mattino, fumando erba e scambiando droga. Io sto lì a pochi passi e spesso mi chiedo che cosa sto facendo per loro. Un sentimento d?impotenza.
Vita: Si ritiene un prete di frontiera?
Lebrun: Siamo una chiesa di frontiera. Così come la giunta di Saint-Denis è una giunta di frontiera. Entrambi non sappiamo come risolvere il disagio giovanile. Per limitare i danni, questa giunta, a maggioranza comunista, si appoggia alla rete associativa. Ma queste associazioni sono soltanto una riproduzione delle cellule che il vecchio partito comunista aveva messo in piedi negli anni 50. Laddove c?è un problema nasce un?associazione. O questa associazione è pilotata, oppure viene fagocitata. In caso contrario, il Comune decide di crearne una ex novo dotandola dei fondi necessari per annientare l?altra.
Vita: Ci sono casi concreti?
Lebrun: Un anno fa, la gente aveva manifestato apertamente la sua rabbia contro la violenza. Di colpo, sono nate due associazioni. La prima su base volontaria e indipendente. La seconda nata a ruota per mano del capo gabinetto del presidente della Plaine Comune, un?istituzione guidata dall?ex sindaco comunista di Saint-Denis e che unisce otto città della Seine-Saint-Denis. Stesso discorso vale per l?ambiente. Un?associazione aveva duramente contestato il sindaco denunciandone l?indifferenza. Bene, l?ex vice sindaco Didier Paillard, ora primo cittadino di Saint-Denis, è riuscito a placare l?ira dei membri di questa associazione con piccole sovvenzioni. Non hanno altre strategie se non quella di salvaguardare il proprio elettorato.
Vita: Ma esiste una rete associativa in grado di guardare davvero agli interessi del cittadino?
Lebrun: Certo, ma spesso si scontra con un Comune deciso a mantenere un monopolio sulle questioni sociali. Ma non vorrei essere così duro. Il tessuto associativo, compreso le associazioni paracomunali, svolge un lavoro fondamentale di ascolto presso la popolazione locale. Senza questa rete, Saint-Denis sarebbe esplosa da un bel po?. Ricordo che durante le violenze del novembre scorso, sindaco, assessori, rappresentanti laici e religiosi, associazioni siamo scesi in campo per calmare le acque. è stato un successo.
Vita: Quante di queste associazioni sono legate al Comune?
Lebrun: Su 200 associazioni presenti nell?ultima festa organizzata dalla giunta,150 erano riallacciate al Comune.
Vita: Quali sono le problematiche sociali sulle quali lo Stato è in panne?
Lebrun: La poligamia. La si accetta facendo finta di combatterla. A Saint-Denis, come altrove, una donna maritata a un uomo poligamo può ottenere un appartamento. Va bene, ma è così che si risolve la questione? La poligamia la vogliamo autorizzare in Europa, sì o no? Perché imporre a un poligamo la monogamia? Nessuno riflette sulla problematica.
Vita: Che tipo di Islam sta prevalendo a Saint-Denis?
Lebrun: C?è di tutto, dagli imam moderati agli islamisti radicali. Molti imam che incontriamo si lamentano per la loro impotenza a dialogare con i giovani. A Saint-Denis poi sono presenti tre delle associazioni più estremiste attive in Francia.
Vita: Una preoccupazione in più per la Chiesa?
Lebrun: Certo. Ma questo è il risultato di pessime politiche migratorie. Abbiamo fatto venire tre milioni di musulmani senza preoccuparci di offrire loro luoghi di preghiera degni di questo nome. Ancora oggi, i musulmani vanno a pregare negli scantinati. è scandaloso. Ancora una volta, purtroppo, si è soltanto visto l?individuo e non l?essere umano nella sua dimensione globale, con gravi danni inflitti al dialogo interreligioso.
Per approfondire si può consultare il sito dedicato al recente Forum sulle banlieue: www.falp.nanterre.fr
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