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Proposte al governo che verr

Quelle che i due poli hanno proposto sono le caricature dell’Italia: la caricatura dei suoi problemi e la caricatura dei suoi successi...ci siamo proposti di tornare “alla realtà”.

di Giuseppe Frangi

Dovessimo pensare che l?Italia sia davvero quel paese disegnato dalle opposte fazioni durante questa rissosissima e vagamente nauseante campagna elettorale, ci sarebbe di che disperarsi. Un?Italia depressa, incanutita, impoverita (una serie di manifesti l?ha addirittura rappresentata chiusa in una specie di tomba?); oppure, contrapposta, un?Italia da cartoline dei sogni con le scuole che funzionano, i ragazzi che imparano l?inglese bevendo il latte, le grandi opere che magicamente disingorgano le strade.

Verrebbe da chiedere ai due contendenti: ma da quanto tempo non mettete piede in Italia? Di quale paese vi hanno parlato? E come pensate di poterlo guidare avendone una percezione così esageratamente caricaturale?

Perché quelle che i due poli hanno proposto sono appunto le caricature dell?Italia: la caricatura dei suoi problemi e la caricatura dei suoi successi. Per questo, nel numero che esce in coincidenza dei giorni elettorali, ci siamo proposti di tornare ?alla realtà?. E il modo migliore, più naturale per un giornale come il nostro, è stato quello di interpellare le tante associazioni del nostro Comitato editoriale e di chiamarle alla stesura di un decalogo per il governo che verrà. Il risultato lo potete leggere a pagina 7: è l?opposto del consueto elenco di richieste. è un?articolazione di proposte che disegnano non solo il paese che potrebbe essere ma anche il paese che oggi è già nei fatti. Ed è un paese che in questi anni è paradossalmente cresciuto nonostante le gabbie che la politica avrebbe voluto imporgli, tanto da riuscire a mettere a segno alcune conquiste legislative che a livello culturale sono destinate a fare epoca: la deducibilità fiscale delle donazioni e l?impresa sociale. La prima grazie alla spinta di Vita, Forum e Summit del terzo settore; la seconda grazie all?impegno e all?intelligenza della cooperazione sociale. è un paese che in questi anni ha lavorato per conquistare spazi di libertà, perché la libertà garantisce autonomia e l?autonomia produce consapevolezza e trascina crescita.

Il decalogo è lo specchio di quest?Italia reale; ed è specchio anche della sua maturazione. Dieci anni fa queste stesse rappresentanze della società di mezzo avrebbero rivolto alla politica una sequenza di richieste, per quanto urgenti e dettate dalla conoscenza dei problemi reali. Richieste per venire incontro a quelle emergenze del reale dimenticate, lasciate indietro da uno sviluppo competitivo e caotico. Oggi invece le propongono una visione complessiva. Non chiedono cerotti ma offrono progetti in grado di uscire dalle emergenze trasformandole in opportunità. Dicono che un?Italia attiva, capace di produrre coesione sociale e ricchezza diffusa esiste.

E’un?Italia reale che in proiezione potrebbe diventare una grande ipotesi di lavoro per la politica. Più che chiedere alla politica, le offre un?opportunità per uscire dalla paralisi che la contrassegna. Per capire che questo paese è una cosa molto diversa da una sommatoria angosciosa di problemi. O da un velleitario sfarfallio di sogni.

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