Politica

Arrivano i manager del museo diffuso

Nelle Marche nasce una nuova professione nel turismo

di Carmen Morrone

I primi professionisti del museo diffuso si presenteranno al lavoro il prossimo novembre, freschi di diploma. Una professione del tutto nuova su cui ha puntato la regione Marche.

Secondo quanto disposto dal ministero dei Beni culturali, da un paio d?anni anche i musei italiani devono adeguarsi agli standard internazionali. Alle prescrizioni previste, alcune regioni ne hanno aggiunte altre: è il caso della regione Marche, che ha promosso la formula del museo diffuso. Di qui l?esigenza di formare persone capaci di organizzare e sviluppare una tale risorsa turistica. Per questo motivo è stato ideato un corso a livello universitario a cura dell?ateneo di Macerata e della Regione con il patrocinio del ministero dei Beni Culturali. L?Istat ha catalogato 4.400 musei locali, (che costituiscono le ?costole? del museo diffuso), quindi i numeri fanno pensare a buone possibilità occupazionali.

Di questo avviso è Massimo Montella docente di Economia e gestione dei beni culturali e direttore del nuovo corso. «L?Italia ha il privilegio di essere un grande museo esteso lungo tutta la penisola. La strategia del museo diffuso vuole che i singoli musei siano collegati fra loro per divenire ciascuno una tappa di un circuito culturale. Ogni museo locale ha proprie caratteristiche: possiede determinati beni, spesso unici, e soprattutto un determinato contesto ambientale, archeologico o storico. La regione Marche parte dai propri musei locali per creare un museo diffuso e quindi progettare nuovi itinerari turistici che non si basano più sulla semplice somma di monumenti».

Montella spiega in cosa consiste l?attività di questi nuovi manager. «Devono sapere riconoscere e identificare i luoghi di interesse culturale e poi redigere un progetto di museo diffuso. Organizzare un vero proprio itinerario e collegare i diversi musei dal punto di vista dei trasporti, di eventi e momenti culturali». Gli sbocchi lavorativi sono in enti locali, in sovraintendenze, in musei.

L?iniziativa è valutata con favore da due importati realtà del non profit impegnate nel turismo. È il caso del Fai – Fondo per l?ambiente italiano: infatti, come ricorda Lucia Borromeo, responsabile Ufficio Cultura e Conservazione, il museo diffuso risiede negli ideali statutari del Fai. Anche Ledo Prato, segretario generale della Fondazione CittàItalia, ritiene di particolare rilievo la formazione di operatori ad hoc, capaci di declinare le risorse culturali, ambientali e paesaggistiche per lo sviluppo e la promozione del museo diffuso.

Info: Assistente alla redazione di progetti per l?adeguamento museale – www.unimc.it www.cultura.marche.it


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