Salute

80 anni di donazioni, ora l’Avis punta su donne e immigrati

Onlus sotto la lente/ I volontari del sangue: forte del suo milione e rotti di donatori, l’associazione sta esplorando nuove frontiere puntando a valorizzare la presenza femminile

di Antonietta Nembri

Arrivata a 80 anni l?Avis non si ferma alle celebrazioni di una storia partita nel maggio del 1927, a Milano, per iniziativa di un medico, Vittorio Fomentano, ma punta decisamente verso il futuro. Forte del suo milione e rotti di donatori, l?associazione sta esplorando nuove frontiere puntando a valorizzare la presenza femminile (a Firenze il 24 febbraio si tiene il Forum Donne di Avis Toscana) anche in chiave multietnica (se ne discuterà a Bellaria durante il Forum delle donne che precederà l?assemblea nazionale di maggio).

«Siamo una realtà atipica», osserva il presidente nazionale Andrea Tieghi spiegando la struttura Avis forte di circa 3.200 realtà locali: sedi comunali, provinciali e regionali «compresa una presenza in Svizzera, nel Canton Ticino».

Se è vero che come altre realtà legate alla donazione di sangue anche Avis riceve un rimborso dal Servizio sanitario nazionale, l?associazione si è strutturata in modo tale che il livello nazionale riceva una quota fissa dai soci: le persone fisiche (donatori e collaboratori, questi ultimi per statuto devono essere meno di un sesto del totale) e quelle giuridiche (le diverse sedi e gruppi locali).

Le entrate dell?Avis ammontano a circa un milione e 200mila euro «ma questo perché abbiamo oltre un milione e 100mila soci e per ognuno di loro le sedi regionali corrispondono un euro», spiega Tieghi che, per quanto riguarda le ?uscite?, suddivide: «abbiamo circa un 30% destinato alla struttura e alle risorse umane, intese qui come costo; un altro 35% per il funzionamento degli organi, e qui intendo anche le iniziative che vengono portate avanti -convegni, seminari, incontri -; ciò che resta, un altro 35% per le spese di promozione, sensibilizzazione». Senza contare i testimonial: «tutti i personaggi che abbiamo incontrato si sono prestati gratuitamente. Per esempio,Tiziano Ferro si è messo a disposizione dell?associazione perché ha un buon rapporto con l?Avis di Latina», commenta Tieghi.

Un aspetto importante è rappresentato dalla formazione. Il livello nazionale si occupa in particolare di formare i formatori. «Il nostro compito è quello di dare degli indirizzi e delle linee comuni in modo che non vi sia un modello diverso nelle diverse regioni, così da dare omogeneità e un?unicità di messaggi formando i quadri i volontari», osserva il presidente che ricorda pure la realizzazione di convegni specialistici con i medici che collaborano con l?associazione.

Importante è anche il rapporto con la scuola: «Abbiamo appena rinnovato l?accordo con il ministero della Pubblica istruzione che ci dà la possibilità di essere accreditati nelle scuole con accordi a livello locale». Il doppio binario nazionale e locale è sempre presente per una realtà molto radicata al territorio come Avis e su due livelli si svolgeranno anche le iniziative dell?ottantesimo. L?iniziativa fiorentina di fine febbraio dedicata alle donne non è un caso: «Stanno crescendo come donatrici, anche se non sono sono ancora presenti in forza negli organi associativi», conclude Tieghi che tra i nuovi fronti indica la donazione degli immigrati.

A giugno a Roma si discuterà in un convegno della cultura della donazione di sangue nelle tre religioni monoteistiche.

Avis nazionale
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