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Ddl sulle coppie di fatto: io dico s

Alberto Gambino: dalla libertà alla responsabilità, è questo lo spostamento concettuale cuore della legge. Lo spiega il docente di Diritto privato e consigliere di Rutelli ...

di Sara De Carli

Alberto Gambino è stato il mediatore del ddl sui Dico. Docente di Diritto privato a Napoli e giovanissimo consigliere politico di Francesco Rutelli, è lui che ha ispirato l?articolo 1, il più delicato. Una sottigliezza che i media in questi giorni non hanno spiegato adeguatamente. Portando poi a travisare l?intero testo.

Vita: In molti dicono che questo ddl non cambia nulla?
Alberto Gambino: No, no, le novità ci sono. Intanto l?assistenza per malattia o ricovero. Nella successione nel contratto di locazione si dice che c?è già la giurisprudenza: ma la giurisprudenza vale per il caso singolo, la legge vale per tutti, non è una differenza da poco. Senz?altro sono nuove le agevolazioni e le tutele in lavoro. Anche se il capitolo più innovativo riguarda i diritti successori.

Vita: Che vi hanno attirato l?accusa di sottrarre soldi ai figli per darli ai conviventi.
Gambino: Non c?è alcun conflitto con gli altri eredi legittimi. In Italia c?è una successione legittima e una necessaria. La successione necessaria dice che alcuni soggetti – il coniuge e i figli – non possono mai essere diseredati e che a loro spetta per legge una quota data dell?eredità. La successione legittima invece dice che, in assenza di testamento, accedono all?eredità alcuni soggetti: genitori, fratelli, cugini ecc. La successione per i conviventi si innesta all?interno di quella legittima, la quota indisponibile non sarà mai toccata. Per di più il convivente può essere diseredato per via testamentaria. Per i figli poi non c?è alcuna preoccupazione, infatti il ddl non li nomina mai: tutti i figli sono equiparati già dall?articolo 30 della Costituzione.

Vita: Davvero non c?è l?intenzione di aggirare il garantismo che oggi accompagna il divorzio?
Gambino: No, l?articolo 1 dice che questa convivenza è esclusa se una delle due persone è legata da vincolo di matrimonio. Quindi finché non c?è stata la sentenza di divorzio non c?è rilevanza della convivenza ai fini di questa legge. Vedo un po? di confusione sull?articolo 12, che dice che il convivente è obbligato a pagare gli alimenti alla parte debole anche dopo la fine della convivenza, con precedenza sugli altri obbligati. Non vuol dire che alla ex convivente spetta l?assegno con precedenza sulla ex moglie: l?obbligato è chi versa l?assegno. L?ex convivente deve partecipare al mantenimento della parte debole con responsabilità maggiore rispetto all?eventuale ex marito di lei, che già le versa un assegno. L?obbligo alimentare è importante perché discende dalla ratio della legge, che non radica i diritti e i doveri nella volontà delle parti ma nel fatto stesso della convivenza. È un obbligo/diritto che scatta anche se non è voluto.

Vita: E questo è il cuore della sua mediazione?
Gambino: L?articolo 1 sposta l?attenzione dalla libertà alla responsabilità. Si partiva da un testo che prevedeva la dichiarazione congiunta di volontà, come nei Pacs francesi. Quello sarebbe stato uno scimmiottamento del matrimonio, e un problema dal punto di vista costituzionale. Invece siamo arrivati a una forma nuova. Noi partiamo dal fatto, non dalla volontà: se due convivono, si attivano dei doveri, a prescindere dalla loro volontà. Questo sposta l?asse sulla responsabilità: la convivenza può essere fatta valere nei confronti dell?altro, indipendentemente dalla sua volontà. Il matrimonio invece è tutto basato sulla volontà dei due, che liberamente scelgono di impegnarsi stabilmente. Certo, scampato il pericolo di una mimesi formale, occorre evitare che non ritorni un?equipollenza sostanziale della convivenza con la famiglia nell?attuazione degli altri articoli. Se si dà la piena reversibilità ai conviventi, la legge non funziona: in Costituzione la famiglia legittima un favore da parte dello Stato e delle agevolazioni fiscali, la convivenza no.

Vita: L?altra questione delicata è l?articolo 6, che dà il permesso di soggiorno ai conviventi extracomunitari?
Gambino: Ci sta lavorando il ministro Amato. Alla fine del Consiglio dei ministri, Amato ha avuto mandato a verificare molto bene questo articolo, perché così com?è suscita molte perplessità. Si teme che si possa utilizzare surrettiziamente quella norma per un mercato dei permessi di soggiorno. Siamo in attesa della versione definitiva da portare alla firma del Capo dello Stato, prima di passarla alle Camere.

Vita: La legge ha una copertura finanziaria di circa 5milioni di euro: perché costa così tanto?
Gambino: Nella Finanziaria 2007 era prevista una tassa di successione al 4% per i famigliari e all?8% per tutti gli altri. Il ddl stabilisce che la convivenza qualificata (non basta risiedere sotto lo stesso tetto per essere conviventi secondo questa legge, occorre prestarsi reciproca assistenza e solidarietà) paga una tassa di successione del 5%: questo crea una differenza tra quanto era stato preventivato e quanto entrerà nelle casse dello Stato. Questa cifra sarà recuperata mediante una riduzione di spesa prevista nella Finanziaria 2006 (legge 266/2005). Comunque è un mancato introito, non un maggiore onere. Diverso invece il capitolo previdenza, soprattutto se si scegliesse di metterla in carico allo Stato e non alla parte assicurativa a carico degli individui.


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