Economia

Disabili, legge Biagi al palo

Il caso/ Solo 20 convenzioni, per un totale di 130 soggetti inseriti. E' il magro risultato dell'articolo della legge 30 volto a favorire l'inserimento dei soggetti svantaggiati

di Chiara Sirna

Venti convenzioni e appena 130 disabili inseriti. Sono questi i risultati raggiunti a quasi quattro anni dall?emanazione dell?entrata in vigore del decreto legislativo 276/2003 (quello attuativo della legge 30, più conosciuta come legge Biagi). In quella legge, l?art. 14 imponeva agli uffici regionali competenti di stipulare convenzioni, su base territoriale, non solo con i sindacati e le associazioni di categoria, ma anche con le cooperative sociali in modo da favorire, tramite l?assegnazione di commesse di lavoro, l?inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Eppure quell?articolo è rimasto lettera morta. Segno che, fatta la legge, si è trovato il modo di non rispettarla.

«Risultano essere state sottoscritte 20 convenzioni quadro provinciali concentrate al Nord, tra Lombardia e Veneto per un totale di 130 disabili». È con questi numeri che il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha risposto all?interrogazione parlamentare a tema dell?on. Luciano D?Ulizia (IdV) il 7 febbraio scorso in aula. Numeri che emergono peraltro da una ricerca svolta da Italia Lavoro, incaricata dal precedente ministro del Welfare di monitorare i risultati della sperimentazione.

E da questa stessa analisi emerge anche che l?articolo 12 della legge n. 68 del 1999 sui ?collocamenti mirati? ha determinato circa 30mila avviamenti annuali di disabili.

«Sono soddisfatto della risposta del ministro Ferrero», ha commentato Luciano D?Ulizia al termine della seduta, «intanto perché ha portato dei numeri e poi perché si è assunto l?impegno di verificare lo stato dei fatti e di convocare un tavolo ad hoc».

Ma restano molti i nodi da sciogliere. E D?Ulizia ha già avanzato qualche proposta tecnica. «Se si aumentasse il peso della sanzione sostitutiva per le imprese che non rispettano le direttive in modo da rendere più conveniente la stipula della convenzione sarebbe già un buon inizio», dice D?Ulizia, «oggi pagano appena 50 euro». Ma non è tutto. »I soldi delle multe infine dovrebbero essere reinvestiti nelle cooperative per percorsi di inserimento lavorativo di disabili».

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