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Quanto il budget pesa sulle cure?
Nei prossimi anni sarà sempre più preponderante la preoccupazione del rapporto esistente tra cura ed economia.
Ho un dubbio. I cosiddetti medici di famiglia sono soggetti a delle direttive del ministero della Salute per quanto riguarda la prescrizione di esami dall?alto costo in rapporto con l?età del paziente e la malattia? Sono tenuti a far sì che un malato (grave con tumore irreversibile ) a un?età che statisticamente è prossimo al decesso eviti esami dall?alto costo terapeutico e clinico in modo che queste spese non gravino sul servizio sanitario nazionale? fg.mymail@gmail.com
Il quesito si inserisce in un vasto e drammatico problema che ci assillerà: il rapporto tra cura ed economia. Di fronte a una maggiore richiesta di salute con costose prestazioni qualificate e tecnologicamente avanzate e a un numero sempre crescente di anziani, dovendo salvaguardare i bilanci dello Stato, domani dovremo chiederci: «È ammissibile porre limiti economici all?assistenza sanitaria degli anziani? Se la cura del malato tumorale richiede medicinali molto costosi, come comportarci?».
Il ministero della Salute, da qualche tempo, ha imposto ai medici di base la regola di non sforare nella prescrizione di medicinali e nella richiesta di prestazioni diagnostiche e terapeutiche un determinato budget fissato dalle singole Regioni.
A prima vista questa decisione può sembrare eticamente inaccettabile, ma poiché la salute, pur non avendo prezzo ha costi in aumento a fronte di risorse che diminuiscono, la scelta rientra in un progetto di responsabilizzazione degli operatori sanitari e di educazione dei cittadini.
L?aver stabilito un tetto di spesa per i medici di base è un invito a utilizzare le risorse per cure efficienti, efficaci e proporzionate, evitando ogni eccesso terapeutico anche se richiesto dal paziente ed enfatizzato dalla pubblicità, scegliendo, per esempio, a parità d?efficacia le cure e i farmaci meno costosi. Il medico è poi chiamato a educare il cittadino alla responsabilità nella difesa del bene comunitario della salute sia sul versante delle cause sia delle conseguenze, indicando costumi che debellino patologie dovute a scelte irresponsabili; mostrando che più cure non equivale a migliori cure; distinguendo tra ?medicina dei diritti? e ?medicina dei desideri? quella che oltre la cura, prospetta soluzioni idilliache per problemi legati all?identità e alla sfera psicologica; scegliendo tra cure essenziali e secondarie che offrono un beneficio superfluo, o addirittura impossibile.
Un?educazione particolare merita l?uso dei farmaci; si pensi agli armadietti carichi di medicinali presenti nelle nostre abitazioni, o all?opposizione di molti ad accettare farmaci diversi da quelli abituali, meno costosi, ma con lo stesso principio attivo.
L?attenzione ai costi non può privare il malato delle cure indispensabili; per questo è opportuno vigilare affinché ogni provvedimento difenda sempre l?uomo nella sua globalità.
Per quanto riguarda l?ammalato tumorale grave, di solito questa patologia è seguita o a livello ospedaliero o ambulatoriale dai centri di oncologia e sono loro a disporre sia l?iter clinico sia il processo terapeutico staccati dai medici di base. Nonostante che in più documenti si chieda la collaborazione tra oncologi e medici di base, nella maggioranza dei casi questo è solo un sogno.
Gian Maria Comolli
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