Non profit

India: fornitore di Armani accusato di sfruttamento

L'azienda tessile Fibres and Fabrics International e la controllata Jeans Knit nel mirino della campagna "Abiti puliti". Questa la loro ricostruzione dei fatti

di Gabriella Meroni

In una serie di interviste raccolte a partire dal settembre 2005 dalle organizzazioni sindacali e non governative locali, i lavoratori della Fibres and Fabrics International Pvt. Ltd. (FFI) e della controllata Jeans Knit Pvt. Ltd. (JKPL) di Bangalore, in India, hanno cominciato a sollevare il velo sulle condizioni di lavoro disumane che si celano dietro i cancelli di una delle più grandi e conosciute aziende di confezione di abbigliamento della regione.

La FFI/JKPL opera dal 1992 principalmente nella produzione di jeans per il mercato europeo e USA, e occupa nei suoi cinque stabilimenti di Bangalore oltre 5 mila persone. Fra i suoi maggiori clienti i marchi olandesi G-Star e Mexx; i marchi americani Ann Tayor, Tommy Hilfiger, Gap, Guess; e gli italiani Armani e Ra-Re. Uno degli elementi più sorprendenti di questa vicenda risiede nel fatto che diverse unità della FFI sono state certificate SA8000 mentre altre sembrano essere in fase di certificazione. Il 29 Novembre la Clean Clothes Campaign ha scritto una lettera di protesta alla SAI in cui sottolineava la mancata reazione da parte del board della società di certificazione alle ripetute segnalazioni da parte della Clean Clothes Campaign che mettevano in evidenza le continue violazioni esistenti alla FFI. La Clean Clothes Campaign aveva anche segnalato più volte alla SAI le questioni aperte e le domande che gli attivisti dei diritti umani e i sindacati avevano posto all’azienda, compresa la grave situazione di riduzione degli spazi democratici dovuta all’ordinanza restrittiva emessa dal Tribunale Civile di Bangalore. La SAI ha accolto il ricorso e sta compiendo le verifiche sull’organismo di certificazione che avrebbe compiuto l’audit; ha annunciato il 9 di Gennaio la disponibilità a condividere gli esiti della verifica con la Clean Clothes Campaign.

I sindacati indiani Garment and Textile Workers Union, Women Garment Workers Front (Munnade) e New Trade Initiative (NTUI) insieme alle organizzazioni Civil Initiatives for Development and Peace (CIVIDEP) e Clean Clothes Campaign Task Force in India hanno ricevuto ordine dal Tribunale Civile di Bangalore di tacere sulle condizioni di lavoro denunciate alla FFI/JKPL. L’ordinanza restrittiva che imbavaglia la società civile e i sindacati, è arrivata dopo che le organizzazioni menzionate hanno reso pubblica l’indagine che riportava le violazioni in corso presso l’azienda fornitrice di importanti marchi internazionali, tra i quali gli italiani ARMANI e RA RE. Le violazioni denunciate riguardano minacce e abusi fisici, licenziamenti arbitrari, assenza di servizi e misure di sicurezza, mancato pagamento degli straordinari.

L’azienda, che è risultata anche essere certificata SA8000, tramite uno studio legale incaricato, ha intimato alla Clean Colthes Campaign di cessare immediatamente di fare circolare informazioni relative al caso, minacciandola di intraprendere azioni legali. I grandi marchi della moda italiana Armanie e RA RE sono stati informati tempestivamente dalla Clean Colothes Campaign in relazione alle violazioni in corso presso il loro fornitore indiano Fibres and Fabrics International ma ad oggi non hanno dato alcuna risposta.

Fonte: www.abitipuliti.org


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