Volontariato

Il super avvocato al timone della solidariet

Tutta una vita passata nel grande establishment. Da due anni il consigliere numero uno di Gianni Agnelli presiede la Compagnia di San Paolo: intervista a Franzo Grande Stevens

di Francesco Maggio

Prima di incontrare Franzo Grande Stevens, tra i più influenti esponenti dell?establishment italiano, per decenni l??avvocato dell?Avvocato?, presidente della Juventus, componente di svariati consigli di amministrazione di società di capitali, sorge spontaneo il dubbio che sia al vertice della Compagnia di San Paolo perché in una città aristocratica come Torino su certe poltrone possono sedere solo personalità di simile lignaggio. E che avere una effettiva conoscenza del non profit, dei problemi e delle dinamiche che riguardano il mondo del sociale sia, tutto sommato, un fatto secondario. Il dubbio, però, viene subito fugato dopo lo scambio delle prime battute. Grande Stevens, da due anni alla guida di una delle più grandi fondazioni di origine bancaria (8 miliardi di euro di patrimonio), ammette di essere stato sinceramente colpito dai dinamismi del mondo della solidarietà. E per la prima volta ha accettato di farsi intervistare nelle vesti di presidente della fondazione. Vita: Presidente, qual è oggi la ?missione? della Compagnia? Franzo Grande Stevens: Sarei tentato di rispondere: sempre la stessa da più di cinque secoli. La Compagnia, infatti, nacque nel 1563 come ente di giustizia sociale per combattere l?usura, per consentire ai giovani di studiare in convitto, per dare a ?fanciulle pericolanti? ospitalità e dote per accasarsi, per aiutare con discrezione i ?poveri vergognosi?, cioè i benestanti decaduti. Naturalmente i bisogni che oggi la fondazione cerca di fronteggiare sono decisamente più vasti. Operiamo nei settori dell?istruzione, della sanità, della ricerca scientifica. Abbiamo allo studio la costituzione di nuovi enti strumentali per rendere più mirati i nostri sforzi. Ma lo spirito di fondo che anima la nostra azione è sempre lo stesso: l?attenzione costante alle fasce sociali più deboli e, nel contempo, la consapevolezza di poter svolgere un ruolo incisivo nel paese per realizzare best practice che poi possano essere ?replicate? da altri. Vita: Già, perché la Compagnia ha un raggio d?azione che va ben oltre Torino… Grande Stevens: La nostra è una delle poche fondazioni di origine bancaria che non ha limiti territoriali. è chiaro che a Torino si sono costituite le risorse, che la prevalenza degli interventi è qui. Ma finanziamo, per esempio, molti interventi in Campania, in Liguria, in Calabria. Vita: Per quanto riguarda, invece, la gestione del patrimonio, che criteri seguite? Investite anche in fondi etici? Grande Stevens: La Compagnia da anni si avvale della consulenza di un ente inglese che si chiama Cambridge advisor che presta consulenza per gli investimenti alle più importanti fondazioni del mondo, comprese quelle americane. Alla società noi diamo specifiche ben definite sul tipo di investimenti che vogliamo realizzare e sui rendimenti che ci attendiamo e questa ci offre un ampio ventaglio di opzioni. Tra queste figurano fondi etici e imprese responsabili nei quali puntualmente investiamo tramite società di gestione del risparmio, tra cui Fondaco, una sgr di cui siamo azionisti di maggioranza insieme alle fondazioni di Bologna e di Rovigo e Giubergia. Vita: Ritiene che i tempi siano ormai maturi per far entrare le fondazioni di origine bancaria nel codice civile? Grande Stevens: Sì. Perché si consolidi il ruolo strategico delle fondazioni è indispensabile che rimangano sempre indipendenti. E ciò vuol dire che debbono essere sottratte all?autorità pubblica bensì regolamentate dal codice civile in quanto enti privati a tutti gli effetti. Vita: E per far entrare la Compagnia in Acri? Grande Stevens: E perché mai? Non possiamo mica stare con le banche. Se invece ci fossero due sezioni, una delle quali dedicata solo alle fondazioni, allora magari potremmo ripensarci. Vita: Perché ha accettato di fare il presidente della Compagnia? Grande Stevens: Io mi sono sempre considerato una persona fortunata. Ma proprio per questo ho sempre ritenuto che bisognasse essere solidali con i più bisognosi. Condivido ciò che ha detto un Nobel americano: «L?intelligenza, la buona salute, la gradevolezza dell?aspetto sono dei meriti o non piuttosto dei doni ricevuti da Dio o dalla natura? Pertanto in questa economia planetaria una parte della ricchezza dovrebbe essere riservata ai meno fortunati». Vita: Il suo primo mandato scade tra due anni. Cosa le sta più a cuore veder realizzato per quella data grazie all?impegno della Compagnia? Grande Stevens: La nascita di una piccola ma prestigiosa università privata a Torino in economia e diritto dove possano studiare e insegnare i cervelli migliori. E poi, perlomeno l?avvio di un movimento che permetta di debellare entro dieci-quindici anni l?epatite nel mondo. Erogazioni 140 milioni nel 2006 La Compagnia di San Paolo di Torino agisce oggi combinando la logica redistributiva, tipica delle fondazioni grantmaking, con quella proattiva delle fondazioni operating. Nel 2005 ha erogato per le attività istituzionali 134,7 milioni di euro (30 dei quali, pari al 22,3% del totale, al settore della ricerca scientifica, economica e giuridica) e nel quinquennio 2001-2005 la cifra di 571,5 milioni. Per quanto riguarda il 2006 sono previsti stanziamenti di circa 140 milioni di euro e fino al 2008 gli incrementi annuali saranno mediamente pari al tasso di inflazione. Dopo l?arte, la cultura e i beni ambientali, il secondo settore maggiormente sostenuto è quello dell?assistenza alle categorie sociali deboli.


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