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GlaxoSmithKline: Short ma completo, il bilancio si fa leggere

Le pagelle di D'Anselmi/ Bilanci sociali sotto la lente

di Redazione

Bella soluzione quella del bilancio sociale short che Glaxo ha allegato a Vita nel novembre 2006: quattro pagine centrali che mostrano senza esitazioni tutto quello che c?è da mostrare, come ogni centerfold che si rispetti. Più una cosa è ben fatta meglio si racconta e si critica. Così è di questo bilancio sociale in versione light. Quadro: GlaxoSmithKline fattura 1.600 milioni di euro con 3mila persone. È una multinazionale italiana e una volta era inglese: questo dà materia per specificare una affermazione che spesso facciamo al negativo: diciamo che è italiana perché la maggior parte delle persone e della funzione di ricerca sono fisicamente localizzate in Italia.

L?apertura dello short dà enfasi allo strumento del codice etico cosa che fa storcere il naso a chi sta in fissa sulla attuazione, nel senso che il codice è come una legge, cioè uno statement di buone intenzioni, ma il testo che segue dice che il sistema di controllo interno si preoccupa anche della attuazione del programma e sarebbe carino vedere qualche dato della black box scritta dal vantato sistema. BAE Systems per esempio aveva dato concretezza scrivendo il numero di telefonate ricevute nell?anno di riferimento da persone sotto stress sul fronte etico.

La quarta pagina riporta il fiore di questo documento: una tabella che tiene memoria delle promesse dette nel 2004 e per punti riferisce i fatti del 2005. La tabella inventa il quadruple bottom line report perché nella comprensibile ansia di dare enfasi alla ricerca scientifica, dedica a questa attività una sezione a se stante invece che inserirla nella bottom line economica, che ci sembra la sua sede naturale perché riteniamo di dare priorità all?aspetto economico che nobilita la ricerca scientifica fatta in azienda: l?incerto ritorno sull?investimento (nel caso in specie, l?8,4% del fatturato).

Nelle due pagine centrali ci sono dei flash organizzati secondo la triple bottom line: economica, ambientale e sociale. Tra di essi colpisce la franchezza con cui sono scritti i nomi delle associazioni dei malati finanziate da Gsk. Coraggio da parte di tutti perché ci si espone alla critica del singolo associato che magari può pensare che una azione collettiva debba campare d?aria. La collaborazione con le associazioni è un esempio di strategic philantropy secondo la nomenclatura di Porter, di inclusione cioè del non profit in attività core della impresa. Gradita la cifra di spesa.

Glaxo non esprime posizioni sulla vexata quaestio nazionale della spesa sanitaria, sullo sparare al costo del farmaco, faccende sulle quali avrà pure una posizione e darà pure una condotta ai suoi lobbisti.

Oscilla un pochino il documento fra parlare in terza persona del bilancio sociale ed essere bilancio sociale, anche se short. Nello spazio stretto ma non impossibile, esso racchiude tutto ciò che interessa il pubblico medio: la derivata rispetto allo scorso anno, le novità, le visite della Guardia di finanza. Solo gli specialisti del settore vorranno entrare nel merito di analisi più specifiche e di serie storica. Restando in guardia sulle sbrodolate (lenzuolate?) come suggerisce il New Yorker dell?8 gennaio scorso: nei bilanci di Enron c?era scritto tutto, ma erano migliaia di pagine che nessun analista ha letto.

Ci vorrebbe qualche numero in più, magari qualcosina di comparativo con la concorrenza: è infatti l?innescarsi di una spirale positiva alimentata dal confronto fra concorrenti che terrà in piedi l?istituzione del bilancio sociale nel lungo termine. Se non vogliamo che muoia, dobbiamo farci coraggio e inventare benchmark.


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