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Qualità e convenzioni: la protesta delle comunità terapeutiche
Lobbligo per le comunità terapeutiche di adattarsi ai requisiti previsti per le strutture sanitarie lo impone la delibera regionale dell8 agosto 2006
di Chiara Sirna
Servizi diversi, ma regole uguali per tutti. Nel territorio della Regione Calabria, Rsa, laboratori di analisi, centri residenziali per disabili e comunità terapeutiche, per continuare a essere accreditati con il sistema sanitario regionale dovranno dimostrare, entro il 2 settembre 2007, di avere gli stessi requisiti. Strutture e personale uniformi per tutti, dunque, ma anche certificazioni, a cominciare da quella di qualità.
A imporlo è una delibera regionale (n. 579 dell?8 agosto 2006, pubblicata sul Bur il 1° settembre 2006), nella quale si dice tra l?altro che «i servizi privati di assistenza per le persone dipendenti da sostanze di abuso» dovranno adeguarsi ai requisiti richiesti a tutte le altre strutture sanitarie, già previsti in realtà da un?altra delibera regionale, rimasta finora lettera morta: la 659 del settembre 2004.
Ed è qui che scoppia la polemica: dirigenti e responsabili di comunità sono sul piede di guerra. E usano toni forti: «Deriva burocratica», la chiamano, che rischia di «far scivolare in secondo piano la qualità dei servizi». «Non si può pretendere che le comunità rispettino gli stessi requisiti delle cliniche o delle normali strutture sanitarie», spiega Luciano Squillaci, del Ceis Calabria, «si dovrebbe piuttosto pensare a garantire percorsi educativi di recupero e disintossicazione di buon livello».
Nell?elenco dei requisiti di idoneità non si fa cenno ad alcuna diversificazione delle tariffe sulla base dei servizi offerti. «Ogni comunità ha sviluppato la propria specificità», aggiunge Squillaci, «alcune trattano alcolisti, altre utenti con patologie psichiatriche o con bambini. Pretendere che le nostre rette siano uguali a quelle delle Rsa per anziani è fuori da ogni logica».
La risposta dell?assessorato regionale alla Sanità non si fa attendere, e sottolinea che i dettagli, sul fronte tariffario, sono ancora da definire. «Non abbiamo mai imposto nulla dall?alto», dice Bernardo Grande, dirigente del settore Accreditamento e integrazione socio-sanitaria, «convocheremo un tavolo di trattativa per concordare insieme i requisiti necessari». «È del tutto fuori luogo», aggiunge, «assumere atteggiamenti da barricate a priori: abbiamo semplicemente chiesto di applicare un accordo tra Stato e Regioni del 2004, concedendo una sanatoria di un anno. I dettagli verranno inseriti in un secondo momento, con il consenso tra le parti».
A meno di anno dalla scadenza del periodo di ?rodaggio?, la Regione non ha ancora convocato le comunità per stilare un protocollo d?intesa. «Ci aspettavamo di essere interpellati», incalza Squillaci, «ma così finora non è stato». Nel frattempo le comunità si organizzano: dopo un primo incontro, il 9 febbraio, a Reggio Calabria e un altro in calendario per il 19, a Catanzaro, arriveranno al tavolo di trattativa con una lista di obiezioni messe nero su bianco.
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