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L’Altramerica: Gli ultimi giorni di Cristoforo Colombo?
12 ottobre, Indigenous People's Day contro la "seconda colonizzazione delle Americhe"
Il 12 ottobre ricorreva l’Indigenous People’s Day, festa nazionale in USA sotto la dicitura ufficiale di Columbus Day, a 510 anni dalla “scoperta” dell’America da parte di tal Cristoforo Colombo. Anniversario sostanzialmente ignorato dai grandi media e dal pubblico statunitense, a parte il sempre ben accetto week-end vacanziero (ristretto per lo più a servizi ed uffici pubblici). Al contrario di quanto avvenuto in svariati ambiti dell’Altra America, che ha utilizzato lo stesso fine settimana per riportare l’attenzione sui soprusi di ieri e di oggi subiti dai nativi. Restando negli USA, manifestazioni si sono svolte in una ventina di città, tra cui New York City, Minneapolis, Chicago, Boston, San Francisco, Columbus (Ohio) oltre a numerose località minori, mentre le più rappresentative sono state guidate da membri dello storico American Indian Movement (AIM) in quel di Washington, DC e Denver, Colorado. Qui, nella sera di venerdì 11 ottobre, è intervenuto Ward Churchill (Cherokee), da sempre leader del Colorado Chapter dell’AIM nonché docente di Ethnic Studies presso la locale università e noto autore di volumi quali “The COINTELPRO Papers” e “Agents of Repression: The FBI’s Secret War Against the Black Panther Party and the American Indian Movement”. Ma le iniziative si sono estese fino a Città del Messico, in Perù, a Puerto Rico, in Chiapas, in Sud-America, con sit-in di piazza e in qualche caso bloccando temporaneamente le autostrade. A riprova dell’attivismo delle popolazioni indigene nel protestare contro la “nuova epoca del colonialismo stile-corporation”, nel sottolineare con forza i continui abusi contro i diritti umani ed ambientali in quelle regioni. Una mobilitazione generalizzata, quindi, se non proprio di massa come avevano già auspicato i promotori del Third Mesoamerican Forum Against the Plan Puebla Panama, svoltosi lo scorso luglio a Managua. Un movimento diversificato ma unito dall’opposizione alla “seconda colonizzazione delle Americhe”, come titola efficacemente il sito di Latin America Solidarity Coalition (http://www.lasolidarity.org/index.html). Già, perché in questi casi più che mai, rimane vitale il tamtam elettronico, in cui spiccano i rilanci forniti dalle varie anime all’interno di Indymedia. Mentre ci ha pensato ancora Democracy Now! (http://www.webactive.com/pacifica/demnow.html) a rilanciare le voci dei diretti protagonisti nell’etere radiofonico (e sul web). In simili circostanze anzi, Internet si conferma strumento essenziale a garanzia del pluralismo di fonti e informazioni. Non a caso i magri rilanci delle agenzie stampa hanno spesso fatto a pugni con le voci di cui sopra. Ad esempio, in un dispaccio sul rally di Denver, l’Associated Press segnalava “centinaia” di dimostranti che urlavano slogan contro “diverse migliaia di italo-americani” che davano vita alla parata del Columbus Day. Proporzione decisamente eccessiva, pur volendo far pendere la bilancia da una sola parte. In realtà, quell’evento è risultato sì il più “movimentato”, con slogan inneggianti alla libertà di Leonard Peltier e in opposizione al NAFTA, ed oltre 60 arresti. Ma appare assai più probabile che quelle cifre vadano invece totalmente invertite, come non manca di segnalare Rocky Mountain Indymedia (http://rockymountain.indymedia.org?/). E proprio di questa contrapposizione tra italo-americani e nativi si è occupata lunedì scorso Native America Calling, (http://www.nativeamericacalling.org/) trasmissione-radio quotidiana irradiata dagli studi di KUNM ad Albuquerque, New Mexico, e ripresa da altre emittenti FM (oltre ai soliti, ampi rilanci via web). Sotto il titolo “Clash of Cultures on Columbus Day,” si è discusso dei tentativi di rinominare la ricorrenza con qualcosa di più vicino allo spirito dell’Indigenous People’s Day. Tentativi sfociati perfino in un apposito progetto di legge parlamentare. Quel che più conta, si è cercato di rilanciare il dialogo per superare certe incomprensioni, tra chi vuole continuare ad onorare il successo del navigatore genovese e chi invece ritiene quella data l’inizio della colonizzazione e dello sterminio. E proprio perché trattasi di culture sotto molti aspetti lontane e finanche contrapposte tra loro, è più che vitale trovare punti d’incontro per costruire un futuro diverso, senza oppressi né oppressori. Grazie anche al confronto aperto e alle manifestazioni a tutto campo dei giorni scorsi.
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