Formazione

La pianta di fagioli cresce accanto ai libri

Un po’ in tutta Italia con l’aiuto di associazioni e aziende dell’agricoltura biologica si diffonde un’esperienza che fa scoprire ai bambini che i pomodori nascono dai semi

di Daniela Verlicchi

Alzi la mano chi, a scuola, non ha mai fatto crescere una piantina di fagioli. Acqua, semi, bambagia e tanta tanta cura e dedizione. ?Discipline? d?altri tempi che oggi si imparano nelle aule, o al di fuori di esse. Alcune scuole elementari e medie stanno costruendo orti scolastici, giardini naturali e frutteti antichi. Gli orti scolastici sono stati anche ospiti di Fa? la cosa giusta!, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili che si è tenuta a Milano dal 17 al 19 marzo.

A Villamarina di Cesenatico sono partiti da un libro (La bandiera di Mario Lodi) che raccontava la storia di un ciliegio. E da due canarini gialli. «Per alimentarli, avevamo bisogno di semi», spiega Alessandra Boccaccini, l?insegnante di scienze. «Parlando con i ragazzi ho scoperto che alcuni non conoscevano la differenza tra semi e frutti, non sapevano cosa germoglia e cosa no». Così la Boccaccini ha deciso di accompagnarli alla scoperta di una pianta che nasce. Hanno piantato i semi. Sono nati dei castagni. «Dopo tre anni i mie ragazzi non ?sanno? più cose, ma hanno sviluppato capacità diverse, che di solito non si imparano a scuola, come il prendersi cura di qualcuno/qualcosa, l?osservare la vita nei bruchi e nelle formiche, lo stupirsi per una gemma che nasce», ma la Boccaccini non nasconde le difficoltà di questo nuovo approccio alla didattica. «C?è stato bisogno di comunicazione, sincera e diretta, con i genitori», racconta.

Alla scuola Pennabilli di Pesaro hanno coinvolto i genitori nella costruzione di un orto dell?incontro, un luogo per nuovi e vecchi saperi, dove è possibile trovare i frutti della tradizione contadina (mandragola, malmaturo, bianchetto), e dove anziani e bambini si scambiano conoscenze ed esperienze. Così, per esempio, «i ragazzi hanno scoperto che il pomodoro non è solo quello rosso del supermercato» spiega Gigi Mattei, un insegnante in pensione di Pennabilli. Un?educazione alla diversità e alla non omologazione che ha «fatto bene» anche ai ragazzi che mostrano difficoltà di apprendimento teorico in classe.

Alle elementari di Pomponazzo (Mantova), l?orto biologico è nato per far entrare in contatto i ragazzi con la diversità. «La nostra scuola è tra le più interculturali della città. Per molti di loro, la scoperta del territorio passa anche attraverso l?incontro con la sua vegetazione e la sua cucina», spiega Fernanda Goffetti, insegnante di Pomponazzo. Per questo sono nati l?orto biologico e la ?cucina dei ragazzi?, dove è possibile sperimentare il gusto dei cibi che si coltivano. «L?unico problema sono le rigide norme igenico/sanitarie che ci impediscono di far mangiare ai ragazzi le pietanze che cuciniamo», osserva. Per il momento i ragazzi assaggiano frutta e verdura dell?orto cruda e a mangiano i menù etnici che la mensa offre loro. L?educazione alla multiculturalità può anche passare da un ortaggio.

Gli orti didattici e la biodiversità
Fare scuola all?aperto per coltivare un orto dà la possibilità ai ragazzi di esercitare allo stesso tempo abilità manuali e conoscenze intellettuali. Già da alcuni anni in diverse scuole italiane si sono organizzati dei piccoli orti biologici, a volte viene chiesta la collaborazione di aziende agricole. Tra gli obiettivi anche la conservazione della biodiversità.

www.tecnologieappropriate.itwww.biodiversita.info

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.