Non profit

Perchè non date una indicazione di voto?

Carissimo Roberto, il 9-10 aprile credo che ciascuna delle 42 persone che lavorano a Vita esprimerà il proprio voto con consapevolezza e convinzione.

di Riccardo Bonacina

Caro direttore, nelle ultime settimane ho osservato l?attento equilibrio tenuto da Vita tra Cdl e Unione. Mi sembra che l?essere il ?non profit magazine? spinga voi e la redazione a una sorta di «un colpo al cerchio e uno alla botte». Uscirete dal limbo della equidistanza se non come redazione di Vita, almeno come persone? Certo, quanto a garanzia per il ?sociale? ci sono magagne in entrambe le coalizioni; ma non credete che, tra i due mali, sia bene fare una scelta il 9 aprile? Io sceglierò sulla base della categoria della ?coesione sociale?. Obiettivo condiviso da molte organizzazioni non profit. La lettura del vissuto e dei risultati ultimi delle azioni del governo attuale mi hanno indicato troppe evidenze discordanti con il fine della coesione. Per esempio è aumentata la forbice di reddito tra ricchi e poveri, con il risultato della ridistribuzione della ricchezza dal basso verso l?alto; sono aumentate le divisioni nel campo del lavoro, tra i sindacati prima e tra i lavoratori poi, con i parametri di precarietà introdotti. Si è poi parlato tanto di famiglia, ma anche qui dividendo tra cattolici e laici, tra famiglie tradizionali e coppie di fatto. Si è concesso poi un piccolo bonus elettorale ai nuovi nati; trasferendo l?unica azione potenzialmente positiva del quoziente fiscale famigliare nei ?programmi futuri?, dopo 5 anni di governo. Si è fatta una legge elettorale che riduce la partecipazione dei cittadini e aumenta a dismisura il potere dei partiti. Si è giocato tra paesi europei in merito alla guerra. Si è diviso in maniera oscena gli italiani tra buoni e comunisti. Si sono ghettizzati gli immigrati di cui tutti noi utilizziamo l?opera lavorativa, senza riconoscergli i diritti base di casa, assistenza, sicurezza sociale per il futuro. Certo, con un piccolo sforzo potrei elencare qualche cosa di buono fatto (il 5 per mille , la +Dai -Versi, la legge sull?impresa sociale). Ma la concessioni per tenere buono il terzo settore non bilanciano quelle evidenze, né soprattutto il metodo che mi sembrano aver scelto: quello del decidere indipendentemente dalle ?esclusioni sociali? causate. Senza concertazione con i vari portatori di interesse. Con riconoscenza per il vostro lavoro e con preoccupata amicizia Roberto Guizzi, email Carissimo Roberto, il 9-10 aprile credo che ciascuna delle 42 persone che lavorano a Vita esprimerà il proprio voto con consapevolezza e convinzione. Ma questo appartiene alle decisioni individuali e alle diverse biografie. Per quanto riguarda, invece, la funzione pubblica del giornale e del nostro ruolo di informatori, crediamo sia davvero nostro dovere salvaguardare la nostra indipendenza di giudizio come bene primario, non solo del nostro lavoro, ma soprattutto del lavoro dei nostri lettori che ?fanno? coesione sociale. Un?indipendenza che sarebbe compromessa da qualsivoglia indicazione di voto perché la renderebbe bene strumentale. Il nostro dovere è dire cosa va e cosa non va, e il perché. Chiunque governi. Vede l?indipendenza non è un limbo, ma un fine. E l?esercizio indipendente del giudizio è tutt?altra cosa del cerchiobottismo.


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